Perché l’ira di Dio? Santissima Trinità (A)
Quando evochiamo l’ira di Dio dipingiamo un demone, non certo il Dio Padre che ci ha fatto conoscere Gesù e che lo Spirito Santo ci fa conoscere sempre meglio.
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Quando evochiamo l’ira di Dio dipingiamo un demone, non certo il Dio Padre che ci ha fatto conoscere Gesù e che lo Spirito Santo ci fa conoscere sempre meglio.
Davanti ai nostri «non è giusto», Gesù invita tutti a lasciar fare a Dio, a fidarsi di Lui, perché solo Lui sa come portare a compimento la Giustizia.
L’Avvento ci indica il timore di Dio come l’atteggiamento, la strada per costruire una pace vera e duratura, che consentirà l’instaurarsi del Regno dei cieli.
Il Signore fa preferenze, eccome! Ma al contrario di come le fa l’uomo: se c’è da scegliere in modo parziale, Dio sta dalla parte dei poveri e degli ultimi.
Pregare a lungo e con insistenza non serve a stancare Dio, ma a rafforzare la nostra fede, perché sia sempre più salda nella Sua Parola, che non delude mai.
La ricchezza non è buona o cattiva in sé: dipende dall’uso che se ne fa. Siamo invitati a diventare buoni economi, che usano le ricchezze per fare giustizia.
Il cristiano non può stare zitto di fronte alle ingiustizie: è chiamato ad essere profeta, a denunciare ciò che «grida vendetta» al cospetto di Dio.
Cristo è Re perché martire: testimone della verità e dell’Amore. Per questo Amore non ha solo parlato, ma ha dato la vita!
Vogliamo continuare a vivere da capre, selvatici e indipendenti, oppure diventare pecore docili e miti, che si lasciano guidare dal Signore incontro ai poveri?
Dire “addio” non è abbandonare una persona a se stessa, ma riconsegnarla, restituirla a Dio, aiutandolo così a ricomporre il Suo “tesoro”.