Servire per amare. 29ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Gesù ci chiede imparare da Lui a servire i nostri fratelli non per farci loro schiavi, ma per amarli davvero, in modo gratuito, fino dare la nostra vita.
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Gesù ci chiede imparare da Lui a servire i nostri fratelli non per farci loro schiavi, ma per amarli davvero, in modo gratuito, fino dare la nostra vita.
Sì, Gesù è davvero «fuori di sé», perché si è spogliato della Sua divinità per venirci incontro, e noi non abbiamo altra strada da seguire che questa.
Il discepolo non è un qualcosa di bell’e pronto, ma un uomo da costruire pazientemente, sul fondamento, sulla pietra angolare che è Gesù Cristo.
L’accuratezza con cui Aquila e Priscilla istruiscono Apollo non è solo meticolosità o precisione dottrinale, ma indica affetto e cura verso un fratello.
Che Dio sia premurosamente vicino al Suo popolo è evidente nel dono della Legge. Per non dimenticarlo, occorre insegnarla di generazione in generazione.
Fare il bene non è una cosa che viene naturale, nemmeno alle persone più buone: è qualcosa da imparare, giorno per giorno, imitando il Signore.
Quando non sappiamo come comportarci non dobbiamo aver paura di chiedere: piuttosto che andare “a casaccio”, domandiamo consiglio!
Che rapporto abbiamo con l’autorità? Ci infastidisce? Ci fa imbestialire, ingelosire? Ci attira? E con l’autorità della Parola di Dio? E quella del Magistero?
Anche il Signore, come le mamme coi figli che combinano guai, continua a ripeterci «Se mi avessi ascoltato…». Impariamo che le Sue parole sono il nostro bene.
La gioia è un sentimento spontaneo, ma imparare a gioire si può. Ce lo insegna la Scrittura attraverso la gioia di Maria, dei Profeti e i consigli di san Paolo.