Imparare ad ascoltare il dolore degli altri
Non si nasce compassionevoli: è un’arte o, meglio, una virtù da imparare. La vogliamo imparare oggi dalla nostra Madre Celeste, a cura della nostra indifferenza.
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Non si nasce compassionevoli: è un’arte o, meglio, una virtù da imparare. La vogliamo imparare oggi dalla nostra Madre Celeste, a cura della nostra indifferenza.
Immaginiamo Maria in Paradiso, “tra le nuvole” assieme ad angeli e santi, ma l’unica nube in cui Maria vive e ha sempre vissuto è quella della presenza di Dio.
Solo l’anima a cui il Signore si è degnato di fare grandi cose può magnificarlo con lode degna. dal Commento su san Luca di san Beda il Venerabile (Magnificat).
All’appello di Dio Maria risponde subito «Eccomi»: non si nasconde come Adamo ed Eva, non ha paura di Dio e della propria umiltà, ma si affida totalmente a Lui.
La nostra Mamma Celeste è sulla porta del Paradiso per accoglierci, e sta a scrutare l’orizzonte con impazienza, finché non siamo tutti entrati nella casa del Padre.
Ascoltiamo il consiglio della nostra Mamma celeste: «fidati di Dio! Fagli spazio nella tua vita, e non te ne pentirai, te lo prometto!»
Per il cristiano “partorire” di Dio significa dagli un corpo, ascoltando fattivamente la Sua Parola e mettendola in pratica, come fece Maria
Dio stesso ha scelto di crescere in una famiglia umana, per illuminare e incoraggiare le fatiche educative delle nostre famiglie
In un mondo di megalomani e mitomani, Maria magnifica solo il Signore: si fa piccola per lasciare spazio a Lui, nella contemplazione delle Sue opere
Dio ci ha predestinati da sempre ad essere immacolati, ma non ha abrogato la nostra libertà: per compiere il Suo disegno d’Amore Egli attende il nostro «sì»