Fuori di sé. 10ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Sì, Gesù è davvero «fuori di sé», perché si è spogliato della Sua divinità per venirci incontro, e noi non abbiamo altra strada da seguire che questa.
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Sì, Gesù è davvero «fuori di sé», perché si è spogliato della Sua divinità per venirci incontro, e noi non abbiamo altra strada da seguire che questa.
L’attesa del credente non è caratterizzata dall’inquietudine o dall’ozio del vivere “alla giornata”, ma è piena di opere buone.
Il discepolo non è un qualcosa di bell’e pronto, ma un uomo da costruire pazientemente, sul fondamento, sulla pietra angolare che è Gesù Cristo.
L’unico modo per «avere la coscienza in pace» è rimanere nella Verità, ovvero: non interrompere il legame e il rapporto intimo con Dio.
Se Dio non pone limiti o barriere alla Sua misericordia e al Suo Amore, dovremmo forse imporli noi? Eppure quante volte è accaduto e accade!
Solo imparando lo sguardo “dal basso” di Gesù, lo sguardo di misericordia, impareremo a vedere la verità di ogni persona al di là dei suoi errori.
Dalla supplica di Azaria possiamo imparare che se possiamo rivolgerci con fiducia a Dio è solo per amore del Suo nome e per la Sua fedeltà.
La Confessione non è un tribunale di condanna, ma di misericordia! Il confessore, come medico, deve guarire e come giudice deve assolvere.
Perché la nostra coscienza si convinca della grandezza della misericordia di Dio dobbiamo ripeterci spesso: «Dio è più grande del nostro peccato!»
La vergogna collettiva è il sentimento che potrebbe aiutare noi cristiani a recuperare il senso del dovere evangelico di essere «lievito nella pasta».