Il tempo che ci vuole. 1ª Domenica di Quaresima (B)
Solo Dio conosce il tempo necessario alla nostra maturazione spirituale. Non dobbiamo avere fretta, ma esercitare la perseveranza nella prova.
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Solo Dio conosce il tempo necessario alla nostra maturazione spirituale. Non dobbiamo avere fretta, ma esercitare la perseveranza nella prova.
Davvero saper patire e sopportare ogni sorta di prove è “perfetta letizia”? Sì, perché ci fa sperimentare l’aiuto e la vicinanza di Dio.
Occorre chiarire che saper perdonare non significa riuscire a dimenticare i torti subiti: è una virtù che richiede un cammino impegnativo e tanta preghiera.
Dio è così: indulgente e misericordioso, e dobbiamo farcene una ragione. Non sarà mai un “giustiziere” sommario. Questo è il Regno che dobbiamo accogliere.
Dio ha premura di salvare la nostra vita, ma ha un’infinita pazienza verso i nostri tentennamenti, al contrario di quanto facciamo noi coi nostri fratelli.
Gesù è il servo sofferente: «non grida e non alza il tono», non esagera… Sia questo anche il nostro atteggiamento, entrando nei giorni santi dietro a Gesù.
Davanti ai nostri «non è giusto», Gesù invita tutti a lasciar fare a Dio, a fidarsi di Lui, perché solo Lui sa come portare a compimento la Giustizia.
La Scrittura ha la pretesa di insegnarci la “ricetta” della felicità, e lo fa senza chiedere in cambio null’altro che di fidarci di Dio e di essere costanti.
Non siamo noi a dover implorare Dio che abbia ancora un po’ di pazienza: ci pensa ogni giorno Suo Figlio, che nell’Eucaristia chiede al Padre di perdonarci
Il frutto è maturo! Non è più tempo di dormire ora, ma «di svegliarsi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti»