Imparare a fare il bene
Fare il bene non è una cosa che viene naturale, nemmeno alle persone più buone: è qualcosa da imparare, giorno per giorno, imitando il Signore.
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Fare il bene non è una cosa che viene naturale, nemmeno alle persone più buone: è qualcosa da imparare, giorno per giorno, imitando il Signore.
Solo se confidiamo nel Signore e – come Davide – ci mettiamo dietro il Suo scudo con umiltà potremo vincere ogni battaglia e anche la guerra contro il male.
L’uomo crede di «fare la storia», ma è Dio a prenderlo per mano e condurlo passo passo al compimento dei Suoi disegni. Certo, occorre essere docili con Lui.
Dio non deride la nostra fragilità, ma ci dice «Non temere, io ti vengo in aiuto». Ci prende per mano e ci dà tutto quanto è necessario per rimetterci in pista.
Ambrogio era cosciente di essere l’ultimo, il meno adatto a fare il vescovo, ma con la grazia di Dio ha annunciato con franchezza il mistero di Cristo a tutti.
Al centro della vita di san Francesco sta Gesù Crocifisso, al quale cercò di configurarsi sempre più, fino al punto da riceverne il segno mirabile nel suo corpo.
Se smettiamo di essere bambini nel nostro rapporto con Dio, rischiamo fortemente di smettere pure di sentirci Suoi figli e di avere fiducia in Lui.
Dobbiamo avere riverenza per la presenza dei nostri angeli, devozione per la loro benevolenza e fiducia nella loro custodia (dai Discorsi di S. Bernardo abate).
Non è un inganno quello di Rebecca verso Isacco, ma il tentativo scaltro di orientare le cose secondo la volontà di Dio. Noi per cosa usiamo la nostra furbizia?
Gli «stanchi e oppressi» che Gesù chiama a sé per dare loro ristoro sono gli artigiani di pace, che credono e sognano ancora un mondo senza armi e senza guerra.