Non sacrifici, ma un cuore contrito
Il rinnovamento del culto richiesto dai Profeti consiste nel fare di se stessi un sacrificio: «uno spirito contrito, un cuore affranto è sacrificio a Dio».
Contenuti che riguardano l’argomento “rapporto con Dio”
Il rinnovamento del culto richiesto dai Profeti consiste nel fare di se stessi un sacrificio: «uno spirito contrito, un cuore affranto è sacrificio a Dio».
Conversione è ritornare sui propri passi, rientrare in sé per ritrovare la strada di casa, quella del Padre, che ci ama profondamente.
La vera «casa del Padre» da purificare è il nostro cuore: è lì che il “mercato” e un sacco di cose estranee impediscono l’incontro con Dio.
Il Signore confida nell’efficacia della Sua Parola pur conoscendo la nostra impermeabilità alla Sua voce e la nostra poca fiducia in Lui.
Dio non ci tenta, mai! Tutt’al più, permette che siamo tentati, ma sempre standoci accanto nel momento della prova e della tentazione.
«Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?». Lo stupore invade il cuore di Salomone e diventa preghiera davanti a un Dio che si fa “piccolo”.
Grazie al cielo abbiamo un Dio che si lascia toccare, ma noi “cristiani moderni” siamo tentati di andare in cerca di un Dio nascosto e misterioso.
La conversione di Paolo, più che tornare indietro sui propri passi, è stata un andare avanti, verso la conoscenza del vero volto di Dio: quello di Cristo Gesù.
A Dio non piace stare “chiuso in casa”, fermo immobile in un luogo sacro. Egli vuole camminare con noi e condividere in tutto e per tutto il nostro peregrinare.
La fede cristiana non è una teoria, un insieme di risposte pronte a ogni interrogativo, ma la disponibilità a lasciarsi porre domande scomode da Gesù Cristo.