Prendere o accogliere? 32ª Domenica del Tempo Ordinario (C)
Credere nella risurrezione è possibile solo se impariamo fin da ora ad accogliere la vita come un dono di Dio e a non considerarla come un nostro possedimento.
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Credere nella risurrezione è possibile solo se impariamo fin da ora ad accogliere la vita come un dono di Dio e a non considerarla come un nostro possedimento.
Il 2 novembre per noi credenti non è giorno di nostalgico ricordo, ma di reciproco invito alla speranza che non delude: quella in Cristo, che ha vinto la morte.
Perfino i testi della Liturgia sembrano ammiccare a questa ipotesi bislacca dell’amante! Ma la Maddalena amava Gesù in modo puro, con l’anima, da vera discepola
Gesù Risorto non è salito in cielo, ma è disceso definitivamente e in modo totalmente nuovo sulla terra, riempiendola per sempre della Sua presenza.
Se vogliamo ritrovare la vita dobbiamo lasciarci toccare da Dio. È un incontro tra la Sua potenza creatrice e la nostra libertà.
La prova della Risurrezione di Cristo è invisibile, non perché immaginaria, ma perché nascosta agli occhi di chi non sa amare e non riconosce l’Amore ricevuto.
Il tempo che siamo disposti a “sprecare” nell’attendere è proporzionale al valore che diamo alla persona che desideriamo incontrare. Chi stiamo aspettando?
I nostri discorsi si intreccino con Gesù (Parola fatta carne) e la nostra casa sia luogo di una “Eucaristia domestica” dove ci si spezza e ci si fa Dono.
Correre è fondamentale nella vita. Ma il cristiano non corre per paura di morire, bensì per il desiderio di vivere per sempre con Cristo Risorto!
Solo accettando di stare nel buio fetore del sepolcro, di morire e consumarci come il chicco di grano, potremo sperimentare la forza di Cristo sulla morte.