Presbiteri irreprensibili
L’irreprensibilità (caratteristica richiesta ai ministri sacri) non significa essere impeccabili, ma saper padroneggiare anche i propri difetti a fin di bene.
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L’irreprensibilità (caratteristica richiesta ai ministri sacri) non significa essere impeccabili, ma saper padroneggiare anche i propri difetti a fin di bene.
L’intercessione è la forma più bella di preghiera, perché non solo si fa mediatrice di salvezza, ma è disposta a pagare a favore del bene dei fratelli.
Il prete è chiamato al servizio perché Cristo, il Maestro e il Signore, si è fatto servo. Se non serve la Chiesa, il prete non serve a niente!
Il discepolo di Cristo non si vergogna e non ha paura di annunciare il Vangelo perché non si basa sulle proprie forze, ma sulla grazia del Signore.
Nessuno si può sentire “chiamato fuori” dall’esortazione di Pietro a esercitare il sacerdozio comune ricevuto in dono nel Battesimo.
Non è giusto, oggi come al tempo degli apostoli, che i sacerdoti lascino da parte il ministero della Parola e dei Sacramenti per correre dietro ad altro.
Dare il buon esempio è un dovere imprescindibile per i pastori e coloro che nella Chiesa ricoprono un ministero, ma è fondamentale per tutti gli educatori.
Perché devo raccontare i miei peccati a un prete, che è un uomo e un peccatore come me? Non posso chiedere perdono direttamente a Dio? Chi l’ha prescritto?
Partecipare alla grazia di essere – con Cristo – mediatori tra Dio e l’uomo è un dono che va sostenuto dalla preghiera di tutto il popolo di Dio
Non possiamo seguire Gesù ora, ma solo “dopo”. Dopo quando? Quando avremo imparato a deporre le nostre vesti, i nostri egoismi, per servire, come Cristo.