Comprendere la Parola di Dio è nutrirsene
Capire la Parola di Dio non è una questione intellettuale: significa farla entrare come “cibo” nel cuore perché dia forza all’azione, specialmente nella carità.
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Capire la Parola di Dio non è una questione intellettuale: significa farla entrare come “cibo” nel cuore perché dia forza all’azione, specialmente nella carità.
Come e più di tutti i profeti, anche Giovanni Battista ha scrutato e indagato le Scritture per cercare di sapere chi era il Cristo che preannunciava.
L’unico che può spiegare le Scritture è Cristo, perché tutte le Sacre Scritture parlano di Lui; anzi: è Lui la Parola di Dio incarnata e viva che parla all’uomo
Gesù porta a compimento le Scritture, facendo sì che ogni promessa di Dio sia mantenuta. Ciò è possibile solo per la Sua fedeltà totale alla volontà del Padre.
Alcune parole, frasi o invocazioni della Sacra Scrittura non vanno solo capite, ma addirittura appuntate, appese alla testiera del letto, sul frigorifero!
Non c’è bisogno di eventi speciali per riscoprire la Parola di Dio: se uno andasse a Messa tutti i giorni non dovrebbe fare altro sforzo che sedersi e ascoltare
Due parole sulla virtù dell’obbedienza cristiana, a partire dalla pretesa di più “buon senso” e dalla meditazione sulla figura di san Giuseppe.
Non posso lamentarmi che la mia vita brancoli nel buio se Dio non è «lampada per i miei passi», se non apro il cuore alla Luce che è Cristo, Parola eterna
Tutta la Scrittura divina spira la bontà di Dio, tuttavia lo fa più di tutto il dolce libro dei Salmi (Dal Commento sui Salmi di sant’Ambrogio)