Lontano dal Signore, lontano dai fratelli
Scappare lontano dal Signore ci colloca lontano dai fratelli e viceversa. Abbiamo molto da imparare dalla parabola di Giona e da quella del Buon Samaritano.
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Scappare lontano dal Signore ci colloca lontano dai fratelli e viceversa. Abbiamo molto da imparare dalla parabola di Giona e da quella del Buon Samaritano.
Non dobbiamo temere, perché Dio veglia sempre su di noi: «Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele» (Sal 121,4).
Sogni d’oro sono quelli in cui – come Giacobbe e tanti altri personaggi biblici – incontriamo (e desideriamo incontrare) Dio perché ci mostri la Sua volontà.
Il dormire di Giuseppe non è indolenza o passività, ma completo abbandono in Dio, di cui ha assoluta fiducia e in cui si abbandona, tranquillo e sereno.
Passata la tempesta il Signore ci spinge di nuovo in mare, verso nuovi pericoli, perché non abbiamo ancora imparato “la lezione”: dobbiamo crescere nella fede.
Il silenzio di Giuseppe non è solo tacere con la bocca; è prima di tutto condizione del cuore. È lo spazio dove la Parola di Dio può trovare casa e accoglienza.
Il tempo che siamo disposti a “sprecare” nell’attendere è proporzionale al valore che diamo alla persona che desideriamo incontrare. Chi stiamo aspettando?
In questo lungo “sabato santo” impostoci dall’isolamento per la pandemia abbiamo l’occasione di digiunare da ciò che non è essenziale, anzi, ci è dannoso.
Il nostro sonno e quello di Gesù sono proprio diversi. Noi dormiamo per dimenticare le nostre responsabilità… Lui dorme per scendere agli inferi e salvarci.
Condivido un’antica omelia anonima sul Sabato Santo, che – partendo dal silenzio – spiega evocativamente cosa abbia fatto Gesù durante il sonno della sua morte