È questo il momento. 32ª Domenica del Tempo Ordinario (A)
Può sembrare fuori luogo parlare di questo nostro tempo come «momento favorevole», eppure è così. È tempo di svegliarci dal sonno e preparare le nostre lampade.
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Può sembrare fuori luogo parlare di questo nostro tempo come «momento favorevole», eppure è così. È tempo di svegliarci dal sonno e preparare le nostre lampade.
Il profeta, oltre ad aiutare il popolo a riconoscere le proprie infedeltà, sa infondere coraggio nella salvezza che viene da Dio quando ci si pente sinceramente.
Sono le donne in questa pagina della Scrittura (come in tante altre) a farsi strumento docile nelle mani di Dio. Noi maschi abbiamo molto da imparare da loro.
La domanda che Giuseppe rivolge ai fratelli dovrebbe essere il nostro esame di coscienza quotidiano, quando ci mettiamo al posto di Dio nel giudicare gli altri.
Le storie dei nostri patriarchi ci invitano a leggere la nostra vita come un viaggio continuo in cui il Signore ci invita a fidarci di Lui e lasciarci guidare.
Tutti oggi vogliono avere ragione. Ma credere significa dare ragione all’unico che è Via, Verità e Vita: Cristo. In Lui riposa la nostra speranza.
Molti “cristiani” vivono come se non ci fosse un Paradiso che li attende. Ma se non c’è la Vita Eterna, a che serve faticare e impegnarci nella via del Vangelo?
Viviamo in un mondo di adulti solo anagrafici, con la “sindrome di Peter Pan”. La conversione che ci aspetta è imparare ad assumerci le nostre responsabilità.
Non si può attendere qualcosa in cui non si crede più. Se vogliamo davvero la pace, dobbiamo riconvertire «le lance in falci» e «indossare le armi della luce».
Il 2 novembre per noi credenti non è giorno di nostalgico ricordo, ma di reciproco invito alla speranza che non delude: quella in Cristo, che ha vinto la morte.