Tornare indietro o andare avanti? Conversione di San Paolo
La conversione di Paolo, più che tornare indietro sui propri passi, è stata un andare avanti, verso la conoscenza del vero volto di Dio: quello di Cristo Gesù.
Omelia per giovedì 25 gennaio 2024
Letture: At 22,3-16 (oppure At 9,1-22); Sal 116 (117); Mc 16,15-18
Quando sentiamo la parola “conversione” pensiamo subito a un cambiamento radicale di vita: dall’incredulità alla fede, dall’edonismo alla continenza e ogni altra virtù cristiana…
Tornare sui propri passi…
Ci vengono in mente figure come Agostino che – da manicheo libertino – abbraccia la vita cristiana e poi sacerdotale, oppure Francesco d’Assisi che – da giovane ricco e dissoluto – sposa la perfetta povertà.
Insomma, pensiamo a un cambio radicale di vita: da uno stato a un altro, da una religione ad un’altra: una sorta di “inversione a U” per tornare sui propri passi…
…o andare avanti
Anche quella di Saulo di Tarso è stata una conversione di tutto rispetto, ma – se stiamo attenti a come lui stesso la racconta nel primo brano proposto dalla Liturgia di oggi – più che un tornare indietro è stata un “andare avanti”.
Convertirsi, per Paolo, non è stato passare dall’ateismo alla fede, ma un profondo cambiamento interiore, per aprirsi a conoscere e accogliere il vero volto di Dio: da un “dio” persecutore a un Dio perseguitato e misericordioso.
Da un “dio” intransigente…
Per Saulo, la fede non era altro che una scrupolosa e intransigente osservanza della Legge dei padri: avere zelo per Dio era sterminare chi non la pensava come lui. Lo documenta lui stesso, con grande lucidità:
«Io sono un Giudeo… formato alla scuola di Gamalièle nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio… Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne…»
Un Dio perseguitato
Sulla via di Damasco, però, Paolo scopre che – fino ad allora – cercando di difendere Dio con tutte le sue forze, in realtà lo stava perseguitando:
“Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”.
Per questo, il Signore gli chiede di spogliarsi di se stesso, di abbandonare il ruolo dello zelota e proseguire sulla via che stava già percorrendo, ma con cuore diverso:
“Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”.
E così, invece di essere lui il “condottiero”, si fa tenere per mano:
poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
Cambiare occhi e cuore
E a Damasco, proprio là dove pensava di fare “piazza pulita”, invece, gli sono aperti gli occhi per tornare a vedere ogni cosa, ma in modo totalmente diverso :
Un certo Ananìa, devoto osservante della Legge… mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito”.
Da questo momento imparerà a non vedere più se stesso come un uomo e un credente così perfetto,1 e ad amare come figli e fratelli quegli uomini che voleva perseguitare.2
È ciò che dobbiamo fare noi
Non passiamo via troppo velocemente davanti al mistero di grazia che celebriamo in questo giorno!
La conversione di Paolo invita tutti (specialmente noi sacerdoti e tutta la “gerarchia ecclesiastica”) a questa trasformazione: non ci è chiesto di passare dall’incredulità alla fede (almeno spero), ma di accantonare ogni forma di sopraffazione degli altri in nome di una fantomatica “fede autentica”, di un immaginario “dio vero”, che non è altro che la proiezione della nostra immagine.
Anche noi – come Paolo – dobbiamo rileggere la nostra vita e lasciarci trasformare da “fondamentalisti” in apostoli della misericordia di Dio:
Rendo grazie a Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia… e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù (cfr 1Tm 1,12-14).
- Cfr 1Tm 1,15-16. ↩︎
- Cfr 1Ts 2,8. ↩︎