Umiliatevi sotto la potente mano di Dio

Umiliarsi è mettersi nelle mani di Dio

Umiliarsi è farsi così piccoli da poterci stare bene nelle mani di Dio, e nelle mani di Dio siamo al sicuro!

Omelia per giovedì 25 aprile 2024, S. Marco

Letture: 1Pt 5,5-14; Sal 88 (89); Mc 16,15-20

Per la riflessione dell’anno scorso ero partito dallo stemma di Papa Giovanni rappresentato sul pavimento del Santuario di Sotto il Monte, che contiene il leone alato, simbolo della città di Venezia (e la frase in latino scritta sul libro: «PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEVS»).

Oggi come allora, ribadisco la mia predilezione per l’evangelista Marco che, tra l’altro, ci sta accompagnando come “catechista” in questo anno del Ciclo Liturgico “B”.

Vestirsi di umiltà

Quest’anno vorrei soffermarmi sul brano della Prima Lettura, tratta dalla prima lettera del mio patrono san Pietro.

Fin dalle prime battute di questo brano (che è la conclusione della lettera), l’apostolo ci raccomanda non solo l’umiltà, ma che questa ci “rivesta” completamente:

rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri.

Abitudini viene da “abito” (vestito): come i vizi sono le cattive abitudini, così le virtù le buone abitudini.

Pietro ci sta dicendo che l’umiltà è una virtù autentica solo se è il nostro “abito”, il nostro “vestito”, e perché sia tale non c’è altra via che umiliarsi quotidianamente.

Perché umiliarsi?

Andando avanti, Pietro rincara la dose:

Umiliatevi sotto la potente mano di Dio.

A nessuno di noi piace essere umiliato, e quindi nemmeno umiliarsi, no?

Ma qui non si tratta di farsi mettere i piedi in testa da qualcuno, o di andare in cerca di umiliazioni insensate: Pietro ci sta raccomandando di farci piccoli davanti a Dio,1 anzi: così piccoli da poter essere tenuti in mano da Dio.

Dio è l’unico che non approfitta della nostra piccolezza ma, anzi, la prende come occasione per sollevarci:

Dio… dà grazia agli umili…

Umiliatevi… affinché [Dio] vi esalti al tempo opportuno.

Chi, invece, approfitta delle nostre debolezze è

il nostro nemico, il diavolo, che, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare.

Per esperienza

Pietro parla per esperienza, da “anziano”,2 ricordando bene come la sua superbia, la sua supponenza e sfrontatezza giovanile l’avessero allontanato da Gesù fino quasi a perderlo per sempre.3

Per questo ci invita a confidare totalmente e solamente in Dio

riversando su di Lui ogni nostra preoccupazione, perché Egli ha cura di noi.

L’umiltà è la porta della fiducia

Umiliarsi non è un farsi piccoli fine a se stesso, ma per riporre tutta la propria fiducia in Dio, anziché in se stessi, sapendo che

dopo che avremo un poco sofferto, ci ristabilirà, ci confermerà, ci rafforzerà, ci darà solide fondamenta.

Umiliarsi è mettersi nelle mani di Dio, sapendo che siamo in buone mani.

  1. “Umiltà” (in latino humilitas) viene, infatti, da humus, cioè “terra”; e anche “uomo” (in latino homo) ha una relazione stretta con humus, perciò, chi compie questo gesto mostra di essere cosciente della sua origine: «il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo…» (cfr Gen 2,7). Umiliarsi è farsi piccoli, «stare giù bassi», prostrarsi a terra (avvicinando addirittura la propria faccia alla terra), un gesto “plastico” che esprime proprio la vicinanza e la somiglianza dell’uomo con la terra. ↩︎
  2. Cfr 1Pt 5,1. ↩︎
  3. Cfr Gv 13,37-38. ↩︎