Un solo Spirito in un solo corpo
Omelia per martedì 17 settembre 2024
La Chiesa può essere un solo corpo, secondo il desiderio di Cristo, solamente se si lascia unire dall’unico Spirito ricevuto nel Battesimo.
Letture: 1Cor 12,12-14.27-31; Sal 99 (100); Lc 7,11-17
Nella Prima Lettura continuiamo ad ascoltare l’apostolo Paolo che scrive ai Corinzi.
Dopo il forte richiamo di ieri sulle divisioni e l’egoismo che si rendono ancor più evidenti nel momento dell’agàpe fraterna e della cena del Signore,1 nel capitolo 12 della sua Prima Lettera, Paolo introduce il tema dei carismi: i doni dello Spirito Santo.
Ancora tagli…
Anche qui, purtroppo, il Lezionario non ci propone la parte iniziale del capitolo (dedicata proprio ai carismi) e passa direttamente a proporci un altro dei “cavalli di battaglia” paolini: il paragone della Chiesa al corpo; ma, anche in questa parte centrale del capitolo, taglia la parte descrittiva e allegorica delle varie membra che si dovessero mettere in contrapposizione tra loro.
Insomma, ancora una volta sono a raccomandarvi di armarvi di pazienza e leggere per intero il capitolo 12, che è molto ricco e suggestivo, e non si può comprendere adeguatamente se non nella sua interezza.
Lo Spirito unifica
Proprio perché sta parlando a una comunità che fa fatica a conservare l’unità e a non perdersi nelle divisioni, anche parlando dei carismi Paolo ribadisce che – pur essendoci diversi doni – è sempre il medesimo Spirito che li effonde e li distribuisce con larghezza per il bene comune.
E così, anche nel testo proposto dalla Liturgia di oggi, appare chiaramente che è lo Spirito Santo a far sì che in quel mistico corpo di Cristo che è la Chiesa vi sia unità:
tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo… Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
Prima di tutto siamo battezzati
Prima di considerare le specifiche vocazioni presenti nel corpo ecclesiale, Paolo sottolinea con forza l’unità derivante dallo Spirito ricevuto nel Battesimo.
È lo sforzo che ha fatto l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, recuperando la dimensione del sacerdozio battesimale di tutti i membri del popolo santo di Dio.2
L’unità è il desiderio di Cristo
Se perdiamo di vista questo punto di partenza (e spesso capita nel presente) si arretra a concezioni vetuste della Chiesa, ma soprattutto si perde per strada lo specifico dell’unità del corpo ecclesiale, che è costitutiva, secondo il desiderio e l’intenzione di Cristo:
Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
…perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità (cfr Gv 17,20-23).
Il rischio dello spiritualismo
In realtà, dopo il Concilio si sono fatti largo diversi movimenti di ispirazione carismatica, e alcuni hanno portato una sana ventata di novità e freschezza alla vita della Chiesa.
Purtroppo, assieme a questa autentica docilità al soffio dello Spirito Santo, si è diffusa presto anche la pretesa di tanti movimenti di essere gli unici veri interpreti della voce dello Spirito, con l’esito di ottenere proprio l’effetto contrario: ispirandosi ciascuno a uno “spirito” diverso, anziché l’unità della Chiesa il risultato è stata la frammentazione del corpo ecclesiale.3
- In realtà, il Lezionario ha operato alcuni tagli anche sul capitolo 11: vi invito a recuperare da soli i duri ammonimenti a chi mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno (cfr 1Cor 11,27-34). ↩︎
- Cfr Concilio Vaticano II, Lumen gentium ai numeri 7, 9 e 10. ↩︎
- Il tema dei carismi ha suscitato problemi nel post-Concilio. Da un lato è stato usato come bandiera della contestazione, nella polemica intorno al dualismo carisma/istituzione scoppiata subito dopo il Concilio in nome di una libertà nella Chiesa che la gerarchia avrebbe osteggiato per secoli. Dall’altro è diventato il termine identificativo del movimento carismatico diffusosi nella Chiesa cattolica all’indomani del Concilio come soggetto ecclesiale che si auto-presentava come evidente realizzazione dello spirito del Concilio, e diventando – purtroppo – il passe-partout di qualsiasi realtà che si volesse definire “nuova” e “originale”, con un rimando tanto insistente quanto vago alle intenzioni conciliari. ↩︎