Una, santa, cattolica, apostolica
Omelia per giovedì 19 settembre 2024
La Chiesa può dirsi ancora Chiesa di Cristo se mantiene e tramette fedelmente il deposito della fede ricevuto dagli Apostoli.
Letture: 1Cor 15,1-11; Sal 117 (118); Lc 7,36-50
Anche oggi, scegliendo il brano della Prima Lettura, il Lezionario ci fa saltare un intero capitolo della prima Lettera di Paolo ai Corinzi, il quattordicesimo, interamente dedicato ai carismi, i doni dello Spirito Santo, e, in particolare, al dono della glossolalìa, ovvero: la capacità di parlare in lingue.
Doni per il bene comune
A tal proposito, Paolo raccomanda ai cristiani di chiedere allo Spirito quei doni che possano essere più utili al bene comune della Chiesa, come la profezia, e di imparare a “tenere per sé” quei doni particolari che, invece, non servissero a questo scopo (come – appunto – parlare in lingue strane che nessuno possa capire).
Il nocciolo della fede
Nel brano di oggi, ai versetti 3 e 4 del quindicesimo capitolo, troviamo uno dei più antichi atti di fede delle prime comunità cristiane, il cosiddetto kèrygma, ovvero il nocciolo dell’annuncio cristiano:
Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
…fu sepolto
…è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
…apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
Questo annuncio è stato tramandato fedelmente dagli apostoli e poi di generazione in generazione per secoli:
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto...
Siamo ancora Chiesa apostolica?
Paolo continua aggiungendo un monito importante:
…nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato.
La condizione perché la Chiesa di oggi sia ancora Chiesa di Cristo è che sia “apostolica”,1 ovvero: che mantenga intatto l’annuncio di questo “nocciolo” della fede.
Nei primi secoli ci fu un grande sforzo, con una serie di Concili ecumenici per fronteggiare diverse eresie e difendere l’autenticità del depositum fidei…
Oggi ho l’impressione che si portino avanti un sacco di idee, fissazioni, attività etc. come fossero parte di questo “deposito”, senza rendersi conto che abbiamo perso per strada proprio la sostanza dell’annuncio di fede.
Un vangelo personale
Mi piace che Paolo, quasi “in aggiunta” al “nocciolo” della fede cristiana, aggiunga anche il suo “vangelo personale”, ovvero il fatto che Dio gli abbia fatto grazia chiamandolo e annoverandolo tra gli apostoli nonostante avesse perseguitato la Chiesa di Dio.
Non annuncia se stesso, ma – pur parlando della sua storia personale – torna ad annunciare il kèrygma, ovvero: la grazia e la misericordia di Dio che ha dato Suo Figlio per la nostra salvezza.
Paolo porta la propria vicenda di graziato e salvato come prova della veridicità dell’annuncio cristiano:
questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me (cfr Gal 2,20).
Tanti sedicenti “apostoli” dei nostri giorni, invece, cosa annunciano? Chi annunciano?
- Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, III, 9, 3, IV, 857ss. ↩︎