Vicende coniugali: Il Signore e la sposa infedele
Omelia per lunedì 4 luglio 2022
Le tristi vicende coniugali di Osea ci aiutano a entrare nel cuore di Dio, infinitamente grande e fedele nell’Amore nonostante le nostre continue infedeltà.
Letture: Os 2,16-18.21-22; Sal 144 (145); Mt 9,18-26
Da oggi la liturgia ci fa iniziare a leggere alcuni brani del profeta Osea, che nella Bibbia apre la serie dei cosiddetti profeti minori.
Attraverso il suo dramma personale, Osea descrive l’immensa fedeltà e l’amore del Dio di Israele verso il Suo popolo.
Tristi vicende coniugali
Lo scritto ruota attorno alle tristi vicende coniugali del profeta, ovvero il tradimento e l’abbandono di sua moglie Gomer, una prostituta che Dio gli aveva chiesto di sposare:
Quando il Signore cominciò a parlare a Osea, gli disse:
«Va’, prenditi in moglie una prostituta,
genera figli di prostituzione,
poiché il paese non fa che prostituirsi
allontanandosi dal Signore» (Os 1,2).
Come era facile aspettarsi, Gomer lascia Osea per tornare a prostituirsi.
Ciò provoca nel profeta un’immensa ferita e un immenso dolore, ma non l’impossibilità di continuare ad amarla, fino all’assurdità di arrivare a pagare una quota di denaro per riscattarla, perdonarla e riaccettarla in casa, con una promessa di reciproca fedeltà (cfr Os 3,1-3).
Fatti, non solo parole
È evidente, in tutto questo, il parallelismo col rapporto tra Dio ed il popolo di Israele.
È la difficile sorte dei profeti, chiamati da Dio non solo a riferire le Sue parole, ma spesso anche a compiere gesti inspiegabili per attirare l’attenzione del popolo e divenire “esempi viventi” di quella che è la travagliata “storia d’amore” tra Dio e l’umanità.
Così ad esempio anche Ezechiele, a cui Dio fa morire la moglie e gli chiede di non fare lutto (cfr Ez 24,15-27)!
Insomma: i profeti sono totalmente votati alla causa, si identificano così profondamente col Signore da subirne la stessa sorte, da provarne gli stessi sentimenti.
Che ne facciamo dei profeti?
Per questo dovremmo aver rispetto per i profeti di oggi: chi parla veramente in nome di Dio non è un semplice “megafono” del Signore, ma un uomo dal cuore che sanguina e sente dentro di sé tutta l’amarezza di Dio.
Molti si lasciano attirare dalle “madonne che piangono” (vere o false che siano… ci penserà chi di dovere ad accertare i fatti), ma quanti si lasciano davvero commuovere dalla vita travagliata di certi missionari del Vangelo che pagano ogni giorno di tasca propria, con la loro vita?
Magari fanno notizia per qualche giorno quando vengono uccisi (come suor Luisa Dell’Orto), ma se diventano scomodi, fanno la stessa fine dei profeti di tutti i secoli:
«Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te…» (cfr Lc 13,34).
Magari non li uccidiamo noi fisicamente, ma troviamo presto il modo di “cancellarli” dalla nostra vita.
Attenti però: perché è Dio stesso che facciamo tacere e togliamo di mezzo!
L’amore inesauribile di Dio
Nel brano ascoltato oggi, appare in tutta la sua “insensatezza” la fedeltà infinita di Dio nel Suo Amore pazzo e indomabile verso l’umanità.
Anzitutto dobbiamo ricordarci bene che si sta parlando di una prostituta che era stata già riscattata ma è tornata a prostituirsi:
Accusate vostra madre, accusatela,
perché lei non è più mia moglie
e io non sono più suo marito!…La loro madre, infatti, si è prostituita,
la loro genitrice si è coperta di vergogna,
perché ha detto: «Seguirò i miei amanti
che mi danno il mio pane e la mia acqua…»…si adornava di anelli e di collane
e seguiva i suoi amanti,
mentre dimenticava me!
Oracolo del Signore (cfr Os 2,4.7.15).
Ecco: verso questa donna – pur avendo minacciato punizioni esemplari – Dio prova un Amore inesauribile e assurdo:
«Ecco, io la sedurrò,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore…Là mi risponderà
come nei giorni della sua giovinezza…mi chiamerai: “Marito mio”…
Ti farò mia sposa per sempre…
nella giustizia e nel diritto,
nell’amore e nella benevolenza,
ti farò mia sposa nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore».
Il sogno di Dio
Questo è il sogno di Dio: di poter tornare ai tempi del fidanzamento, alla tenerezza che solo in gioventù si può provare.
Questo è il sentimento di Dio non una tantum, ma ogni volta che noi ci allontaniamo da Lui per tornare ai nostri vecchi “amori” e “amanti”.
Non so voi, ma io (pur non essendo sposato e non avendo sperimentato di persona le traversie coniugali) mi commuovo fino alle lacrime quando leggo questa vicenda e ascolto questi versetti, perché non sono solo parole, e nemmeno “lacrime della madonna”, ma le lacrime autentiche del cuore stesso di Dio, gocce di sangue del Suo cuore straziato per noi.
Una buona meditazione per i coniugi
Senz’altro questa pagina (e l’intero libro del profeta Osea) può essere una bella meditazione per gli sposi cristiani che si trovano in difficoltà (non necessariamente di fronte a un tradimento, ma anche solamente nell’affievolimento del rapporto), ricordando che il loro matrimonio è chiamato ad essere immagine vivente dell’Amore infinto di Cristo per la Chiesa, Sua sposa (cfr Ef 5,21-33).
Per tutti è comunque un invito a riflettere sempre sull’infinito Amore e l’infinita misericordia di Dio, che prende forme concrete e “visibili” nella vita di tutti i giorni, come le vicende dei coniugi, o come quelle che segnano il rapporto genitori-figli (come fa Gesù nel narrare la parabola del figliol prodigo, che abbiamo già ascoltato nella 4ª domenica di Quaresima e riascolteremo a metà settembre).