Voi siete àzzimi
Omelia per lunedì 9 settembre 2024
Paolo ci ricorda che il battesimo nella morte di Cristo ci ha resi “àzzimi”, puri, e così dobbiamo vivere, per spingere tutti alla santità.
Letture: 1Cor 5,1-8; Sal 5; Lc 6,6-11
Il testo della Prima Lettura che ci è donato oggi, ci proietta in una situazione difficile e incresciosa che Paolo ha dovuto affrontare (a distanza) nei confronti della comunità cristiana che aveva fondato a Corinto.
Città cosmopolita
Come abbiamo già detto a maggio (commentando i testi degli Atti degli Apostoli), Corinto era una grande città portuale: ricostruita da Giulio Cesare, era diventata la capitale della provincia romana dell’Acaia e attirava una popolazione cosmopolita.
Anche per questo, era tristemente nota per la licenziosità dei suoi costumi.
Indulgenza esagerata
A causa della mescolanza di culture e religioni, molti rabbini erano indulgenti nei confronti dei pagani convertiti all’ebraismo, “chiudendo un occhio” – tra le altre cose – sulle unioni illegittime, come quella denunciata da Paolo in questi versetti, ovvero: l’incesto tra un figliastro e la sua matrigna.
Tale pratica fu ufficialmente proibita dal cosiddetto “Concilio di Gerusalemme” (cfr At 15,20).
Comunione di spirito
Di fronte a un caso così grave, l’apostolo, pur avendo già espresso il suo giudizio, cerca di responsabilizzare la Comunità e chiede unione d’intenti e comunione di spirito con lui, che l’ha fondata e generata come un padre:
Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù…
È come una sorta di Assemblea Parrocchiale col Parroco collegato in videoconferenza (perdonatemi il paragone stupido): la cosa che conta di più è la perfetta comunione nel prendere una decisione così grave, che non è affare solo dell’apostolo, ma di tutti i discepoli.
Decisione difficile
Capire a cosa corrisponda questa decisione grave di consegnare un individuo a Satana a rovina della carne non è affatto semplice, e pare non si tratti di una vera e propria scomunica.1
Pene di esclusione erano in uso nell’Antico Testamento, nel giudaismo e nella comunità essena di Qumran.
Il Nuovo Testamento presenta diversi casi in cui, però, i motivi e i modi di eseguire la pena non sono uguali: talvolta il colpevole era tenuto per qualche tempo in disparte dalla Comunità;2 talvolta era «consegnato a Satana»,3 privato, cioè, del sostegno della Chiesa e dei santi e – per ciò stesso – esposto al potere che Dio lascia al Suo avversario.4
Tuttavia, anche in questi casi estremi, si speravano il pentimento e la salvezza finale del peccatore.5
Una tale disciplina suppone un certo potere della Comunità sui suoi membri (cfr Mt 18,15-18).
Guardatevi dal lievito
L’accenno al lievito nella parte finale del brano si riferisce al rituale pasquale ebraico, che obbligava a far sparire tutto il pane lievitato che si trovava in casa (simbolo del passato, delle cose vecchie, e – in senso traslato – della corruzione),6 per immolare l’agnello pasquale e consumarlo con pani àzzimi, non lievitati, totalmente nuovi e privi di impurità.7
Non basta puntare il dito
Il senso degli ultimi tre versetti però va capito in profondità: non si tratta semplicemente di individuare la “mela marcia” e di toglierla dal cesto per evitare di contaminare tutti gli altri, ma piuttosto di sforzarsi di rimanere puri, nella sincerità e nella verità:
voi siete àzzimi… Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.
Bisogna essere puri
È il modo di procedere di tutta la morale paolina: quando dice «voi siete àzzimi», intende dire:
«diventate ciò che siete per essenza, per effetto del dono di Cristo: dunque, siate puri, purificatevi!»8
Altro che essere “di larghe vedute”!
In tutto questo brano Paolo invita a non andare orgogliosi dell’essere persone “comprensive”, “di larghe vedute” (voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti… Non è bello che voi vi vantiate), ma a sforzarsi, invece, di essere perfetti per spingere alla perfezione anche chi sbaglia.
Insomma: stando con lo zoppo si impara a zoppicare; chi, invece, rimane saldo aiuta l0 zoppo a tornare a camminare fermamente (cfr Eb 12,12-13).
Misericordiosi, non accondiscendenti
Questo deve farci molto riflettere: il cristiano è chiamato, sì, ad essere indulgente e misericordioso verso chi sbaglia e pecca, ma non certamente a considerare la cosa come “normale” («ormai tutti fanno così»).
Il discepolo del Risorto deve fare di tutto per vivere nel rispetto degli insegnamenti del Vangelo, così da spingere (con la sua santità) coloro che vivono in situazioni ambigue o addirittura amorali a cambiare vita!
Non come quei genitori “moderni” che non solo accettano la convivenza dei loro figli, ma addirittura la sponsorizzano: li aiutano a “mettere su casa” e li sostengono per anni senza mai invitarli a considerare il matrimonio come via sana e santa per vivere il rapporto tra uomo e donna (è solo uno dei tanti esempi).
- La parola “scomunica” come tale è assente nella Bibbia, e non corrisponde esattamente ad “anàtema” (cfr 1Cor 16,22 e Gal 1,8-9). ↩︎
- Cfr 1Cor 5,2.9-13; 2Ts 3,6-14; Tt 3,10; 2Gv 1,10. ↩︎
- Oltre al brano di oggi cfr anche 1Tm 1,20. ↩︎
- Cfr 2Ts 2,4 e Gb 1,6.12. ↩︎
- Oltre al testo di oggi, cfr anche 2Ts 3,15. ↩︎
- Cfr Es 12,15. ↩︎
- Il lievito è usato in questo senso da Gesù in Mt 16,6, anche se in Mt 13,33 ha, invece, un significato positivo. ↩︎
- Cfr Rm 6,11-12 e Col 3,3-5.. ↩︎