Zero parole, tanti fatti. 18 dicembre – Novena di Natale 2

Letture: Ger 23,5-8; Sal 72; Mt 1,18-24
Se dovessimo trovare uno slogan per definire san Giuseppe sarebbe: «zero parole, tanti fatti».
Nel Vangelo – infatti – è impossibile trovare una sola parola detta dallo Sposo di Maria. Ma si trovano un sacco di decisioni pronte e scattanti, che hanno permesso a Dio di “procedere spedito” con i suoi piani di salvezza.
Il brano evangelico di oggi ci fa ascoltare i versetti immediatamente successivi a quelli ascoltati ieri (che ci riportavano una sfilza di nomi per descrivere l’albero genealogico di Gesù a partire da Abramo).
Dicevo ieri che nella storia umana (attraverso la quale Dio si è tracciato un percorso) si trova di tutto: gloria e miseria, grazia e peccato… e tutte le sfumature intermedie tra i due estremi.
Dio “non si è fatto mancare nulla”… perché non ha avuto paura di sporcarsi le mani con le nostre miserie, non si è “schifato” di noi.
Lo “sport” preferito del Signore
È sorprendente vedere quante “gimcane” il Signore abbia dovuto compiere per riuscire a districarsi tra le disponibilità e i rifiuti degli uomini, quasi come uno sciatore che fa lo slalom.
Eppure è così: Dio sa scrivere dritto tra le nostre righe storte.
Ma cosa succede, invece, quando – in mezzo a tanti “pasticcioni” – Dio trova uno come san Giuseppe? Beh, allora le cose vanno diversamente: procedono a gonfie vele.
Antenati illustri
San Giuseppe ricorda un po’ uno dei suoi antenati (quel Giuseppe, penultimo figlio – e prediletto – di Giacobbe), per il fatto di essere destinatario di tanti messaggi di Dio proprio attraverso dei sogni.
Con la grande differenza che i sogni del Giuseppe dell’Antico Testamento erano premonizioni da interpretare, e non apparizioni di angeli con indicazioni da seguire per filo e per segno.
Zero parole
Questo nuovo Giuseppe non spiccica una sillaba: ragiona, pensa, programma, agisce… Gli evangelisti ce ne lasciano intuire l’animo docile e buono, ma non ci riportano una singola parola uscita dalla sua bocca.
È un uomo dalle poche parole (o addirittura nessuna) ma dai tanti fatti. È «un uomo giusto», cioè: che segue Dio e la Sua Legge.
Un’unica legge
È un uomo libero però, che non si nasconde dietro la Legge e non vi cerca delle scuse (come facevano gli scribi e i farisei, rimproverati tante volte da Gesù): la Legge dice che ha il diritto di ripudiare Maria, ma lui sceglie di licenziarla in segreto. E quando Dio gli chiede di fare un passo ancora più impegnativo, lo fa!
Come insegnerà san Paolo, se la Legge è presa alla lettera diventa un laccio che, invece di liberarci, ci imprigiona. Giuseppe non è schiavo dei legalismi: è mosso solo da un amore immenso, per gli uomini (tanto da cercare da solo una soluzione per salvare Maria) e per Dio (tanto da non porre nemmeno una domanda davanti ai progetti e alle indicazioni del Signore).
Una porta spalancata
Giuseppe è una porta spalancata davanti al disegno di Dio, come lo è la sua Sposa Maria.
Ieri la pagina di vangelo ci elencava un numero impressionante di “porticine dello slalom” che Dio aveva dovuto compiere per arrivare fino a Maria e Giuseppe: 14+14+14 generazioni… Cosa sarebbe successo se avesse trovato davanti a sé altri rifiuti o altri “mezzi sì”? Avrebbe dovuto ricominciare daccapo con un’altra serie di 14 generazioni?
Invece in Giuseppe (e in Maria) Dio si è finalmente trovato davanti al traguardo.
Che sia così anche per noi, quando il Signore ci chiama in causa per continuare a scrivere la Sua storia in mezzo alle nostre vicende.