
Un discepolo non è più grande del maestro
Nessuno di noi si deve far chiamare “maestro”, perché l’unico Maestro è il Cristo. Noi abbiamo il compito di imitarlo al meglio per divenire come Lui.
Contenuti che riguardano l’argomento “Croce”
Nessuno di noi si deve far chiamare “maestro”, perché l’unico Maestro è il Cristo. Noi abbiamo il compito di imitarlo al meglio per divenire come Lui.
Gesù ha compiuto l’opera che il Padre gli ha affidato; adesso è giunta l’ora di essere glorificato da Dio, tornando a Lui attraverso la “porta” della Croce.
Gesù ci promette che, se staremo saldi con Lui fino alla Croce, nessuna sofferenza e tristezza sarà più senza senso, ma darà vita alla gioia senza fine.
Da quando il Verbo si è fatto carne il mondo vi si è opposto; perciò, l’odio da parte del mondo è segno inequivocabile di fedeltà a Cristo e al Suo vangelo.
Credere in Cristo Gesù è fidarci che la volontà di Dio su di noi è sempre il nostro bene, la nostra salvezza, e nient’altro, qualsiasi cosa capiti!
Cristo ci rimprovera di frequentare i sepolcri e “rovistare” tra i morti: Lui non è lì, è risorto, e ha sconfitto la morte per sempre. È il Dio di viventi.
Non si può assolvere al comando «fate questo in memoria di me» se non si obbedisce, contemporaneamente, al comando «come io ho fatto a voi».
Il Creato è diventato «questo mondo» (ovvero, qualcosa di estraneo e staccato da Dio), quando l’uomo ne ha falsato gli “ingranaggi” col suo peccato.
Alla fine del racconto della Trasfigurazione, rimane Gesù solo: ormai è Lui l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, l’unico “luogo” per incontrare Dio.
Il digiuno dei discepoli serve per alzare in alto il grido di dolore dei poveri e farlo risuonare più forte della voce dei pre-potenti del mondo.