
Dalla carne allo Spirito. Solennità di Pentecoste (C)
Dobbiamo scegliere chi ascoltare: i desideri della carne, i nostri istinti, che ci fanno morire, oppure lo Spirito che ci dona la vita di figli di Dio?
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Dobbiamo scegliere chi ascoltare: i desideri della carne, i nostri istinti, che ci fanno morire, oppure lo Spirito che ci dona la vita di figli di Dio?
Gesù chi chiede di attendere lo Spirito Santo, ma soprattutto di restare fedeli, come Lui, a quel mondo nel quale lo Spirito ha preso carne.
Diventare dimora di Dio è un privilegio riservato a chi si lascia “scavare” nell’intimo per accogliere con amore la Parola del Padre, come ha fatto Maria.
Chi sa amare per davvero non sente come un peso rimanere con l’amato, anzi: osserva la sua parola, fino a considerare ogni suo desiderio un ordine.
Senza saperlo, come profeti inconsapevoli, i Giudei affermano una grande verità: Gesù è davvero più grande di Abramo, perché è Dio stesso.
Saremo veramente liberi solo quando troverà accoglienza in noi la Parola fatta carne, il Figlio obbediente al Padre e obbediremo come Lui.
Il profeta Geremia, ferito e disperato si lamenta: agnello mansueto condotto al macello diventa il ritratto del Cristo, il Servo sofferente e obbediente.
Se nel nostro cuore c’è la mormorazione dei farisei o l’indignazione del fratello maggiore, stiamo vivendo una vita da servi, non da figli di Dio.
Cosa c’è di più tenero dell’attenzione minuziosa a tutti i particolari nel fare qualcosa per la persona che si ama? Amare non è abolire, ma compiere.
Come a Giuseppe, anche a noi Dio chiede non di lasciar fare a Lui, ma di prendere in mano la nostra vita e aiutarlo a realizzare i Suoi disegni d’Amore.