Prendere la croce. 24ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Se si vuole essere discepoli del Cristo c’è solo una strada: rinnegare se stessi e accogliere la Croce ogni giorno: prendere o lasciare.
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Se si vuole essere discepoli del Cristo c’è solo una strada: rinnegare se stessi e accogliere la Croce ogni giorno: prendere o lasciare.
Stare oziosi non è solo poltrire e sprecare il tempo, ma segno di poca fiducia nel Signore e incapacità di attenderlo operosamente nella carità.
Invece di cercare sempre segni impossibili della presenza di Dio, impariamo, come i Profeti, a percepire la Sua gloria ovunque, nel quotidiano.
Se si rinchiude Cristo in un tabernacolo, si rischia veramente di relegarlo lassù, lontano dal mondo, di rendere del tutto inutile la Sua Incarnazione.
Il luogo più importante del ministero di Gesù è “altrove”: non fermo in casa ad aspettare, ma sulle strade del mondo, sempre in cerca dell’uomo.
Dio che si è fatto uomo ci chiama farci vicini alla tristezza e alla sofferenza quotidiana dei nostri fratelli, prestandogli il nostro sguardo compassionevole.
Nazareth è una vera scuola di vita per le nostre famiglie, nella disciplina, nel silenzio, nella comunione, nel lavoro (dai Discorsi di san Paolo VI).
Parola di Dio non sono solo le pagine della Sacra Scrittura, ma tutta la nostra vita quotidiana e ordinaria, se la sappiamo leggere con fede.
Nell’Incarnazione Dio ha deciso di venire a stare da noi, di fermarsi. Non è l’ospite di passaggio, di un giorno. È «Dio con noi» per sempre. Ci piace l’idea?
Quando Dio è entrato nella nostra storia ha “fatto sul serio”: piantando una tenda ha voluto condividere fino in fondo la nostra condizione di precarietà