Anche se Dio non ci liberasse…

Credere anche se

La fede, la fiducia in Dio, è vera e autentica solamente se rimane salda “a prescindere”, anche se Egli non fa quello che gli chiediamo.

Omelia per mercoledì 20 marzo 2024

Letture: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

Abbiamo già accennato alla vicenda dei tre giovani gettati nella fornace dal re babilonese Nabucodonosor a inizio marzo, quando il Lezionario ci aveva proposto di ascoltare una parte della stupenda preghiera innalzata da Azaria a nome di tutti e tre.

Esempio e incoraggiamento

Oggi ascoltiamo il racconto vero e proprio di quell’evento drammatico che – come molti altri nel Libro del profeta Daniele – aveva l’intenzione di incoraggiare tutti i connazionali oppressi dalla persecuzione babilonese.

Fermezza

Al centro della narrazione c’è la fermezza:

  • da una parte quella del re, nella sua prepotenza a voler costringere i tre giovani ad un atto idolatrico,
  • dall’altra quella di Sadrac, Mesac e Abdènego (Anania, Azaria e Misaele) nel mantenere retta e pura la loro fede nel Signore, Dio di Israele.

È proprio sulla rettitudine espressa dai tre giovani nel tenere la “schiena dritta” di fronte all’insolenza di Nabucodonosor che voglio puntare l’attenzione, in particolare su queste parole:

«sappi che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi».

Credere anche se…

È da quell’«anche se non ci liberasse» che si è lasciato toccare il mio animo, perché vi sta scritta l’autenticità della fede di quei tre giovani e viene interrogata la verità e la purezza della mia fede.

  • Quante volte crediamo in Dio “sotto condizione”?
  • Quante volte facciamo invocazioni di preghiera che contengono la richiesta a Dio di fornirci prove o segni?
  • Quante volte – proprio perché il Signore «non ci ha dato prova di essere esauditi» – smettiamo di “credere” e pregare?

Credo che anche a noi si addica bene il rimprovero di Gesù ai Suoi contemporanei:

«Se non vedete segni e prodigi, voi non credete» (cfr Gv 4,46-50).

Dio è fedele sempre

La fede, la fiducia in Dio (e anche nelle persone), è vera fede solamente se rimane salda a prescindere da quello che accadrà.

Chi crede fermamente, sa che Dio rimane onnipotente e misericordioso anche se non esegue ogni volta per filo e per segno i miei diktat.

Dio non ha bisogno di dimostrarci ogni volta la Sua fedeltà, perché l’ha fatto una volta per tutte: essa è già iscritta nella Croce di Cristo, che è il segno indelebile del Suo Amore eterno per noi, un Amore che paga di persona fino a dare la vita!

Contempliamo la fedeltà di Dio

Che avvicinandoci alla Pasqua, contempliamo sempre più spesso il Crocifisso, segno chiaro e indelebile della fedeltà di Dio.

È solo capendo e interiorizzando questa fedeltà, che possiamo purificare la nostra fede, e imparare a credere anche se sembra impossibile, come i tre giovani della Prima Lettura, come Abramo, che «ebbe fede sperando contro ogni speranza» (cfr Rm 4,18).