San Giuseppe: figlio e padre
In Giuseppe il desiderio di ogni uomo di mettere al mondo una discendenza si è trasformato nello scoprirsi padre in modo ancora più alto.
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In Giuseppe il desiderio di ogni uomo di mettere al mondo una discendenza si è trasformato nello scoprirsi padre in modo ancora più alto.
Vedere Dio, conoscerlo, è ancora il desiderio ardente dell’uomo d’oggi? E i discepoli del Risorto sono ancora capaci di farlo intravedere?
La vicenda di Naamàn, il Siro, ci aiuta a riflettere sui segni del sacramento del Battesimo, che ci ha introdotti alla vita nuova di Dio in Cristo.
La Scrittura ci mette in guardia dal fidarsi troppo di se stessi, perché questo allontana da Dio e dai fratelli. La cura è la carità verso i piccoli e i poveri.
Il segno di Giona non sono i tre giorni passati dal profeta nel ventre del pesce, ma l’infinita misericordia di Dio che avverte e perdona i peccatori.
Davvero saper patire e sopportare ogni sorta di prove è “perfetta letizia”? Sì, perché ci fa sperimentare l’aiuto e la vicinanza di Dio.
Il passaggio da questa vita all’aldilà è un momento delicato e importante. Come lo affrontiamo? Quali consegne vogliamo lasciare a nostri posteri?
Anche noi, come Timoteo e Tito, abbiamo ricevuto il testimone della fede che ci ha resi discepoli e apostoli del Vangelo, per dare testimonianza al Signore.
La conversione di Paolo, più che tornare indietro sui propri passi, è stata un andare avanti, verso la conoscenza del vero volto di Dio: quello di Cristo Gesù.
Perché le nostre celebrazioni siano sincere e gioiose, devono continuare nella vita di tutti i giorni, portando fuori la comunione celebrata nella Liturgia.