Malattie croniche: i peccati ricorrenti

Malattie croniche e farmaci salvavita

Non andiamo fieri dei nostri peccati ricorrenti, ma – come per le malattie croniche – grazie a Dio esiste un “farmaco salvavita”: la Confessione frequente

Ascolta questo articolo su Spotify

Sono davvero tante le storie che ascolto durante il mio ministero di confessore, e molte sono davvero fonte di riflessione che è bello condividere con tutti: c’è sempre da imparare e da crescere nella fede, e anche nella capacità di vivere questo sacramento in modo sempre più santo.

Una nuova “rubrica”

Con questa prima pagina apro – perciò – una sorta di rubrica, nella quale racconterò – di volta in volta – i molteplici spunti di riflessione che mi vengono in modo piuttosto frequente da quando ho intrapreso il mio nuovo ministero come Vicario a Sotto il Monte, che mi impegna diverse ore in confessionale.

Penitenti distratti

È vero, molte confessioni sono “recitate a macchinetta”, in modo distratto e superficiale, molte sono introdotte dalla solita e laconica litania «padre, mi aiuti lei perché non so cosa dire»

Ma molte altre sono davvero una fonte di ispirazione, e spesso sono edificanti anche per noi confessori: un vero invito alla conversione.

Tranquilli: è tutto sotto sigillo

Prima di cominciare a raccontare una delle “storie” ascoltate in confessionale, devo fare una doverosa promessa: la Confessione rimane protetta dal segreto assoluto (il cosiddetto “sigillo sacramentale”), e il confessore è tenuto a rispettarlo scrupolosamente, pena la scomunica immediata.

È chiaro – perciò – che in questa pagina non “rivelerò” nessun segreto e nessuno si dovrà sentire a disagio se gli sembrerà di riconoscersi in quello che scrivo, perché spesso molti peccati, circostanze o racconti di vita ritornano da parte di diverse persone.

«Mi sembra di prendere in giro il Signore»

La “storia” che vorrei condividere questa volta è quella di molti penitenti, che – scoraggiati – affermano:

«cosa ci vengo a fare a confessarmi, se i miei peccati sono sempre quelli?
Ormai li confesso da una vita… Non cambierò mai!
Mi sembra di prendere in giro il Signore».

A queste persone rispondo che non è vero che la Confessione non serve a nulla, anzi!

Faccio un esempio piuttosto facile da capire: quello delle malattie croniche.

Malattie croniche

Una malattia cronica è quella che – ahimè – ci dobbiamo portar dietro per tutta la vita, perché la scienza medica non ha ancora scoperto una cura definitiva: tipo il diabete, le disfunzioni alla tiroide, l’ipertensione arteriosa…

Cosa si può fare contro queste malattie?

Si individua la terapia farmacologica adeguata e la si assume per tutta la vita.

È triste? Un po’ sì, ma – se ci si pensa bene – grazie a quel farmaco, si può condurre una vita piuttosto normale, cosa che non era possibile fino a prima della sua scoperta. L’alternativa sarebbe la morte.

Non è che siccome devo prendere ogni giorno la pastiglia della pressione allora è inutile, no?

Il farmaco salvavita

Ecco, la Confessione è proprio un farmaco salvavita: ne abbiamo assolutamente bisogno, specialmente per quei peccati così ricorrenti che sono diventati “cronici”.

Davanti a quelle mancanze di cui non andiamo fieri e che ci fanno soffrire perché sono il nostro “tallone d’Achille”, Cristo (il nostro Medico dell’anima) ci rassicura che non è tutto perduto: Lui ha preparato per noi una “terapia” mirata, capace di farci vivere in salute spirituale, purché ci fidiamo di Lui e continuiamo ad assumere regolarmente quella medicina che è la Sua misericordia.

Anche i Santi soffrivano di queste malattie

Le malattie “croniche”, i peccati ricorrenti, non sono un affare che riguarda solo noi poveri peccatori: hanno afflitto anche i grandi Santi!

Lo stesso apostolo Paolo ce ne da testimonianza; ascoltiamolo:

Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi… A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo (cfr 2Cor 12,7-9).

Sia chiaro: non è che adesso dobbiamo vantarci dei nostri peccati “cronici”, ma ora sappiamo che – in questi casi – la Confessione non solo non è inutile, ma è il nostro farmaco salvavita.