Sento compassione
Anche noi cristiani, ormai, malati di indifferenza, abbiamo disimparato la compassione. Che il Signore ci re-insegni a piangere per i nostri fratelli.
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Anche noi cristiani, ormai, malati di indifferenza, abbiamo disimparato la compassione. Che il Signore ci re-insegni a piangere per i nostri fratelli.
Il biglietto di Paolo a Filemone, in realtà, è destinato a ciascuno di noi: tutti dobbiamo imparare a vivere solo come figli di Dio e fratelli in Cristo Gesù.
Se il proverbio dice «tra moglie e marito non mettere il dito», per spiegare l’amore sponsale Paolo sembra dire: «tra moglie e marito va messo Cristo».
Immaginate la trasformazione del cuore di Tommaso nel momento in cui ha incontrato personalmente il Risorto? Dalla tristezza alla gioia!
Il discepolo di Cristo non si vergogna e non ha paura di annunciare il Vangelo perché non si basa sulle proprie forze, ma sulla grazia del Signore.
Tutte le più belle virtù cadono come un castello di carte se non poggiano sul fondamento necessario: la conoscenza e l’Amore di Dio.
Gesù stabilisce nel Suo sangue un’alleanza nuova, che non verrà mai distrutta, perché è basata sulla Sua fedeltà, che supplisce anche alla nostra.
Non possiamo pretendere di pregare e ottenere “miracoli” se prima non confessiamo sinceramente le nostre colpe e non ci riconciliamo coi fratelli.
Se si rinchiude Cristo in un tabernacolo, si rischia veramente di relegarlo lassù, lontano dal mondo, di rendere del tutto inutile la Sua Incarnazione.
Credere nel Signore Gesù è la condizione essenziale per accedere alla salvezza… ma sembra che la Chiesa di oggi se ne sia dimenticata.