Farà sparire il carro da guerra. 14ª Domenica del Tempo Ordinario (A)

Farà sparire il carro da guerra

Gli «stanchi e oppressi» che Gesù chiama a sé per dare loro ristoro sono gli artigiani di pace, che credono e sognano ancora un mondo senza armi e senza guerra.

Omelia per domenica 9 luglio 2023

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Letture: Zc 9,9-10; Sal 144 (145); Rm 8,9.11-13; Mt 11,25-30

Chi sono i «piccoli» a cui il Padre ha deciso di rivelarsi nella Sua benevolenza? Chi sono tutti gli «stanchi e oppressi» a cui Gesù vuole dare ristoro?

Credo non occorra andare lontano per capire a chi si sta rivolgendo il Maestro: sono gli stessi che ha dichiarato «beati» all’inizio del Discorso della Montagna che abbiamo ascoltato a fine gennaio, in particolare, i miti (cfr Mt 5,5).

Mitezza e umiltà

Nel vangelo di oggi, infatti, Gesù ci dice:

«imparate da me, che sono mite e umile di cuore».

Stanchi e oppressi, poi, sono senz’altro «quelli che sono nel pianto… quelli che hanno fame e sete della giustizia… i perseguitati per la giustizia» (cfr Mt 5,4.6.10).

Sotto il giogo

Sono tutte persone a cui «i sapienti e i dotti» (i cosiddetti “potenti” della terra) hanno imposto il giogo della schiavitù, della loro superbia, del loro potere economico, politico e sociale.

Stanchi e oppressi sono il 99% del mondo costretto a vivere di ciò che l’1% più ricco lascia come “rimasuglio”.

Non parlo solo di sperequazioni economiche, ma anche – in conseguenza a queste – delle tante voci che vengono messe a tacere dal pensiero unico che sovrasta e schiaccia ogni altra opinione.

Schiacciati dal pensiero unico

Prendiamo il tema della guerra: chi può parlare di pace senza essere messo a tacere brutalmente o ridicolizzato perché “non allineato” col mainstream dell’atlantismo-europeismo bellicista imperante?

Chiunque provi a dire che continuare a fornire armi all’Ucraina non è la soluzione viene tacciato di putinismo; chi – per coerenza con la propria fede – cerca di intessere strade di dialogo viene dipinto come utopista.

Come hanno raccontato i giornali la missione di pace di Papa Francesco attraverso il Cardinal Matteo Zuppi? Praticamente snobbata o dipinta come un tentativo inutile.

Essi sono per la guerra

Quello che mi fa ancora più male è sentirmi una “mosca bianca”, una voce fuori dal coro anche quando parlo coi cristiani, e addirittura con altri confratelli sacerdoti, che sono accaniti sponsor della linea di governo!

Insomma, mi tocca pregare come il Salmista:

Io sono per la pace,
ma essi, appena parlo,
sono per la guerra
(cfr Sal 120,6-7).

Vince l’umiltà

La Liturgia della Parola di oggi però mi rincuora e mi incoraggia a non demordere e a non tacere, perché Gesù – che si propone come modello di umiltà e mitezza – ha come riferimento il Messia annunciato dal profeta Zaccaria nella prima lettura:

Ecco, a te viene il tuo re.

Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d’asina.

Farà sparire il carro da guerra da Èfraim
e il cavallo da Gerusalemme,
l’arco di guerra sarà spezzato,
annuncerà la pace alle nazioni…

Basta armi! Basta guerra!

È un re giusto: è vittorioso, non con la violenza, bensì con l’umiltà di chi cavalca un asino anziché un destriero, di chi – invece di continuare a favorire la produzione e la proliferazione delle armi – «fa sparire il carro da guerra» e «spezza l’arco di guerra».

Chi deve gioire?

Perciò è chiaro a chi è indirizzato il grido inziale del profeta Zaccaria

«Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!»;

e anche l’esultanza iniziale del vangelo di oggi

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra»:

i destinatari di queste “beatitudini” sono gli operatori di pace, gli artigiani di pace, come ama chiamarli Papa Francesco (cfr Mt 5,9).

Lasciatemi sognare!

Sì, mi sento anche io tra gli «stanchi e oppressi» a cui Gesù vuole dare ristoro, perciò lasciatemi continuare a coltivare la mia utopia di credere che un mondo di pace è possibile, che le armi e la guerra possono essere fatte sparire per sempre:

Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra (cfr Is 2,1-5).