Il troppo stroppia! 5ª Domenica del Tempo Ordinario (A)
La Parola di Gesù ci scuota non solo per quando siamo insipidi e inutili, ma anche per quando di “sale” ne mettiamo troppo e rendiamo invivibile la fede.
Omelie delle domeniche e feste del ciclo liturgico “A”
La Parola di Gesù ci scuota non solo per quando siamo insipidi e inutili, ma anche per quando di “sale” ne mettiamo troppo e rendiamo invivibile la fede.
Quando tutti i prepotenti si saranno distrutti a vicenda, chi resterà ad abitare la terra? I miti, «un popolo umile e povero» che confida nel Signore.
L’unità dei cristiani non si basa su un accordo o un compromesso: ciò che unisce i credenti in una cosa sola è la Parola incarnata: Cristo e il Suo Vangelo.
Non basta sapere che Gesù è l’agnello di Dio, ma occorre farci “agnelli”, discepoli e seguaci di questo agnello, dicendo anche noi al Signore: «Ecco, io vengo».
Davanti ai nostri «non è giusto», Gesù invita tutti a lasciar fare a Dio, a fidarsi di Lui, perché solo Lui sa come portare a compimento la Giustizia.
Il dormire di Giuseppe non è indolenza o passività, ma completo abbandono in Dio, di cui ha assoluta fiducia e in cui si abbandona, tranquillo e sereno.
La Scrittura ha la pretesa di insegnarci la “ricetta” della felicità, e lo fa senza chiedere in cambio null’altro che di fidarci di Dio e di essere costanti.
L’Avvento ci indica il timore di Dio come l’atteggiamento, la strada per costruire una pace vera e duratura, che consentirà l’instaurarsi del Regno dei cieli.
Non si può attendere qualcosa in cui non si crede più. Se vogliamo davvero la pace, dobbiamo riconvertire «le lance in falci» e «indossare le armi della luce».
Vogliamo continuare a vivere da capre, selvatici e indipendenti, oppure diventare pecore docili e miti, che si lasciano guidare dal Signore incontro ai poveri?