Il nome di Gesù. Giovedì fra l’Ottava di Pasqua

Il nome di Gesù

La Chiesa può diventare segno e sacramento di salvezza per l’umanità solo se ripone la sua fiducia nel nome di Gesù e non pone al centro se stessa.

Omelia per giovedì 4 aprile 2024

Letture: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

Sia la Prima Lettura che il vangelo di oggi sono la prosecuzione dei due brani ascoltati ieri (la guarigione dello storpio fuori dalla porta “Bella” del tempio e l’episodio dei discepoli di Emmaus).

Come faccio quasi sempre nei giorni feriali, mi soffermo sulla Prima Lettura.

Cristo in chiaroscuro

L’autore degli Atti prende occasione dall’agitazione e dalla meraviglia della folla di fronte al miracolo appena avvenuto per far pronunciare un altro discorso a Pietro.

Nel portico di Salmone presso il tempio, Pietro ripercorre la Storia della Salvezza e tratteggia una cristologia basata sui contrasti: Gesù è il Servo sofferente di Jaweh1 ma è insieme Signore, è crocifisso e risorto, rinnegato e glorificato, odiato e amato.

Perché fissate noi?

Il discorso ha origine da una domanda diretta alla folla:

«Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo?»

Come a dire: «non guardate noi! Noi non c’entriamo nulla con quello che è successo!»

Come il Battista

Sembra di ritrovare lo stesso atteggiamento del Battista

quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo… Io sono voce di uno che grida nel deserto… In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete» (cfr Gv 1,19-28).

Anche Pietro e gli altri avrebbero potuto attribuirsi una gloria non loro, ma – come il Battista – si premurano subito di deviare l’attenzione sul vero “punto focale”:

«il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete».

Pietro, gli apostoli e la Chiesa tutta sono solo il tramite perché la potenza del nome di Gesù arrivi a salvare l’umanità.

Pericolo: autoreferenzialità

Quante volte la Chiesa corre il pericolo di diventare il termine dello sguardo dell’uomo, invece di rimanere tramite.

Essa, secondo l’insegnamento del Vaticano II, non deve mai dimenticare di essere soltanto segno e strumento di salvezza, e che il centro è Cristo.

Solo Cristo Risorto è la luce delle genti ed è al centro di tutto (come il sole nel sistema solare); anche la Chiesa brilla, ma di una luce riflessa, come fa la luna con la luce del sole (un’immagine molto cara ai Padri della Chiesa).2

Il nome di Gesù

Pietro lo sa benissimo; per questo al centro della sua azione e predicazione c’è il nome di Gesù, pronunciato con fede (ovvero: ponendo la propria fiducia in Lui):

  • allo storpio aveva detto: «nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (cfr At 3,6);
  • alla folla stupita ribadisce «il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete» (cfr At 3,16);
  • ai capi, agli anziani, agli scribi e ai sommi sacerdoti riuniti nel sinedrio dirà (come ascolteremo domani): «nel nome di Gesù Cristo il Nazareno… costui vi sta innanzi risanato» (cfr At 4,10), e rincarerà la dose dicendo «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (cfr At 4,12).

Il significato stesso del nome “Gesù” contiene questa certezza: Joshua significa «Dio salva».

Recuperare la devozione

Non sono un tipo da “cimeli storici” o un nostalgico dei tempi che furono, ma credo che non ci farebbe male recuperare una sana e retta devozione per il Santissimo Nome di Gesù, che ha portato tanto bene e santità alla Chiesa, quantomeno come “antidoto” per liberarci dal continuo uso di quel malefico “io”.

  1. È richiamata la figura presentata dal profeta Isaia che abbiamo contemplato nei giorni della Settimana Santa (cfr Is 52,13 – 53,12). ↩︎
  2. «Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, 1). ↩︎