Non amiamo a parole, ma con i fatti e nella verità
Amare non a parole ma con i fatti e nella verità significa anzitutto uscire dalla nostra indifferenza che ci rende insensibili e distratti verso i fratelli.
Omelia per venerdì 5 gennaio 2024
Letture: 1Gv 3,11-21; Sal 99 (100); Gv 1,43-51
Mai come oggi “amore” è una parola vuota.
Quante persone la usano a sproposito! Ma che lo faccia un cristiano è inaccettabile, perché «Dio è amore»,1 e se diciamo di essere Suoi Figli, creati a Sua immagine e somiglianza, non possiamo che agire come Lui, e amare “alla Sua maniera”:
In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.
Per questo il cristiano deve vivere del messaggio che ha ricevuto fin da principio, ovvero: il comando dell’amore fraterno,2 fino a dare la vita (cfr Gv 15,13).
Non amiamo a parole
Quanti cristiani si riempiono la bocca di parole come “carità”, “amore fraterno”, ma poi vivono in ostaggio dei sentimenti più biechi e disumani, come l’invidia, la gelosia, l’odio… Perciò il richiamo dell’apostolo oggi ci tocca tutti quanti sul vivo:
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
Quanti cristiani, invece, si accontentano di dire «non ho fatto nulla di male», e così si sentono “a posto”.
Non basta non fare del male
Quanti si confessano ancora dicendo «non ho rubato, non ho ucciso, non ho tradito…», ma l’esempio di Cristo Gesù non può essere ridotto alla sola capacità di vivere «non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello».
Peccato non è solo “fare del male”, ma anche non compiere il bene che possiamo e dobbiamo.
Molti vivono secondo il motto del «vivi e lascia vivere», ma questo non è amore e rispetto degli altri: è indifferenza e menefreghismo!
La Pasqua di Cristo è vera trasformazione, vero passaggio dalla morte alla vita, solo se è attuata da un amore vero, vissuto non a parole e buone intenzioni, ma concretamente:
Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli.
Il non amore è odio
Noi pensiamo che l’odio sia un sentimento attivo, un provare avversione verso qualcuno fino a desiderare il suo male e la sua rovina, ma Giovanni ci ammonisce dicendoci che il non amore è già odio:
Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida…
L’indifferenza è negazione dell’amore, e dunque odio:
se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?
Amare nella verità
Quando Giovanni ci invita ad amare «non a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità», ci sta chiedendo di prenderci cura dei nostri fratelli, preoccupandoci anche di ammonirli quando sbagliano, per il loro bene (cfr Mt 18,15), altro che «vivi e lascia vivere»!
Così fa Dio con noi: non ci elargisce solo carezze e moine, ma anche rimproveri quando necessario. Così fa ogni genitore che ama veramente i suoi figli.
Amare nella verità: questa è l’unica via per amare Dio e per amare come Dio, perché l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono uniti indissolubilmente, altrimenti siamo bugiardi,3 ovvero: amiamo solo «a parole e con la lingua».