Un tempio da distruggere e ricostruire

Un tempio da ricostruire
Omelia per venerdì 26 settembre 2025

È Gesù Cristo il vero tempio – distrutto e poi ricostruito – nel quale possiamo incontrare e sperimentare la gloria di Dio.

Letture: Ag 1,15b – 2,9; Sal 42 (43); Lc 9,18-22

Nella Prima Lettura continuiamo ad ascoltare il Libro del Profeta Aggeo iniziato ieri: il tema è ancora il rimprovero agli Israeliti che, anziché impegnarsi a edificare il tempio del Signore, si erano abbarbicati tranquilli nelle proprie case.1

Ora la ricostruzione è ricominciata, ma il nuovo tempio è veramente misero rispetto a quello glorioso edificato un tempo da Salomone e poi distrutto dai Babilonesi.

Al lavoro!

Perciò Aggeo incoraggia Zorobabele, governatore della Giudea, Giosuè, sommo sacerdote e tutto il resto del popolo a lavorare alacremente confidando nell’aiuto del Signore, che promette:

«Scuoterò tutte le genti e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria… La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta… in questo luogo porrò la pace».

Presagio apocalittico

Anzi, prima ancora, Dio dice:

«Scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma».

In queste parole, a noi discepoli del Risorto sembra di sentire già il presagio di quanto annuncerà san Giovanni nell’Apocalisse:

[nella città santa] non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello
sono il suo tempio.
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.
Le nazioni cammineranno alla sua luce,
e i re della terra a lei porteranno il loro splendore (cfr. Ap 21).

Svelamento progressivo

Quello descritto è uno svelamento progressivo, una rivelazione sempre più piena della gloria di Dio, proprio come quella che Gesù fa di Sé nel vangelo.

Se ieri ci siamo fermati a una conoscenza superficiale, mossa da semplice curiosità, come quella di Erode,2 oggi il Maestro chiede anche a noi, come ai Suoi discepoli, di approfondire il rapporto con Lui:

«Ma voi, chi dite che io sia?»

Un tempio da distruggere

E, per quanto la risposta data da Pietro («Il Cristo di Dio») possa sembrare completa e definitiva, non è così.

Questo Messia non sarà subito glorioso e splendente come il tempio di Salomone, anzi: egli dovrà prima «soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso».

Anche a noi, come ai Giudei che gli chiedevano un segno, Gesù dice:

«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (cfr. Gv 2,13-22).

Per poi risorgere

L’evangelista annota che egli parlava del tempio del suo corpo: è Gesù Cristo il vero tempio – distrutto e poi ricostruito – nel quale possiamo incontrare e sperimentare la gloria di Dio.

Nell’umanità di Cristo che si spinge fino alla morte di croce noi contempliamo la necessaria distruzione di tutto ciò che è mortale, della nostra finitudine, dei nostri egoismi.

Solo dopo questo annientamento totale, solo il terzo giorno potrà risorgere; appunto come il chicco di grano, caduto in terra: se non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (cfr. Gv 12,23s).

  1. Cfr. La casa di Dio è in rovina, omelia per giovedì 28 settembre 2023.
  2. Cfr. Dalla curiosità alla ricerca sincera, omelia per giovedì 25 settembre 2025.