La casa di Dio è in rovina

La casa di Dio è in rovina

La casa del Signore in rovina è il simbolo di una comunità sgretolata a causa dei nostri egoismi, che ci fanno inesorabilmente perdere il gusto della vita.

Omelia per giovedì 28 settembre 2023

Letture: Ag 1,1-8; Sal 149 (150); Lc 9,7-9

Dopo aver ascoltato alcuni brani del Libro di Esdra, prendiamo in mano il libro del profeta Aggeo, che si colloca nello stesso periodo storico.

Ognuno per sé, e Dio per tutti

Ritornati in patria grazie all’Editto di Ciro, gli Israeliti avevano innalzato l’altare degli olocausti, ma non si erano dati da fare per proseguire con la ricostruzione del tempio: ciascuno aveva pensato solo a sé, a sistemare la propria casa.

Passavano gli anni, ma essi non trovavano mai né il tempo né i mezzi per ricostruire la casa di Dio, e così il Signore fece giungere il Suo rimprovero per bocca del profeta Aggeo:

«Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: “Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!”… Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina?»

Non è gelosia divina

I toni e il linguaggio dell’Antico Testamento tendono spesso ad “umanizzare” Dio, mettendogli sulla bocca parole che riflettono sentimenti come la gelosia, ma in questo caso il richiamo divino mira a far vedere le conseguenze della chiusura egoistica degli Israeliti:

Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato.

Non è solo il tempio ad essere ancora in rovina, ma l’intera comunità del popolo: ricostruire il tempio avrebbe riunito i reduci in un atteggiamento di mutuo e reciproco aiuto, facendo di loro una vera e propria famiglia; invece, il pensare ciascuno a sé li ha dispersi e ha fatto loro perdere il senso e il gusto della vita.

«Riflettete bene…»

Una vita vissuta in modo egoistico non dà vere soddisfazioni.

Chi antepone i propri interessi a quelli di Dio e della comunità non gusta né successo né gioia, perché manca la cosa più importante: la condivisione gioiosa e grata del poco o tanto che si ha (era ciò che facevano i nostri nonni).

Chi cerca solo il proprio interesse giunge a una specie di disgusto, di insoddisfazione profonda di tutto, perché vien meno alla vera vocazione dell’uomo, che è il dialogo, la condivisione, la generosità, la solidarietà.

Questo brano è un esame di coscienza, perché anche noi abbiamo la tendenza ad interessarci prima della nostra “casa”, delle nostre faccende, e di lasciare in abbandono “la casa del Signore”, intesa come lo spirito fraterno che dovrebbe animare le nostre famiglie e le nostre comunità cristiane.

Case in rovina

Già dentro le nostre famiglie spesso si vive da “separati in casa”: si mangia ad orari diversi pur potendo concordare un orario comune, ci si rintana ciascuno nella propria stanza, nel proprio studio o pensatoio, si “fugge” in giardino, in garage… pur di evitare l’incontro e il dialogo.

Ma soprattutto le nostre comunità cristiane sono disertate nei momenti ordinari e straordinari con la scusa del non aver mai tempo di stare assieme in famiglia se non il sabato e la domenica (cosa che, però, è solo un alibi, come dicevo poco sopra).

Le nostre parrocchie sono “case in rovina”, purtroppo.

La casa del Signore prima di tutto

Sarà che – meditando questa pagina – abbiamo scoperto cosa ci ha tolto il gusto della vita?

Allora, diamoci da fare per salire sul monte, portare legname, e ricostruire la casa del Signore.

Si tratta di anteporre Dio e il prossimo al nostro io… chi l’avrebbe mai detto?!