Voi siete di Cristo!
Omelia per giovedì 5 settembre 2024
La sapienza umana non è solo effimera, ma anche un inganno e una schiavitù. L’unica cosa che libera è sapere di essere di Cristo, di appartenere a Dio.
Letture: 1Cor 3,18-23; Sal 23 (24); Lc 5,1-11
Andiamo avanti anche oggi nell’ascolto della prima missiva di Paolo ai Corinzi, che il Lezionario ci sta proponendo a brani nella Prima Lettura.
Edificare il tempio di Dio
Spiace che, a causa della lunghezza dello scritto, la Liturgia debba operare dei tagli… io, come sempre, vi suggerisco di recuperare da soli i “pezzi mancanti”: in questo caso i versetti 10-17 del terzo capitolo.
Qui, con una sapiente metafora, l’apostolo paragona l’opera di costruzione della comunità cristiana a un tempio (il cui fondamento è Cristo stesso), che gli apostoli, come saggi costruttori e architetti, contribuiscono a edificare.
Farsi stolti
Il breve testo di oggi è un’esortazione a farsi stolti dal punto di vista umano per essere sapienti davanti a Dio: è questo «il pensiero di Cristo», su cui abbiamo meditato martedì.
Paolo invita tutti a non porre il proprio vanto negli uomini.
Voi siete di Cristo!
Questa espressione è, ancora una volta, un richiamo ai rimproveri del primo capitolo (e dei versetti ascoltati ieri), in cui denunciava le fazioni interne alla comunità, nate proprio dal dire: «Io sono di Paolo, io di Apollo, io invece di Cefa…»1
Contro questo falso vanto, come già aveva fatto nel primo capitolo (dicendo di sé «E io sono di Cristo!»), qui ricorda a tutti i battezzati di Corinto:
voi siete di Cristo e Cristo è di Dio!
Da chi prendiamo gloria?
È questa la strada per rimanere umili, non come i “sapienti” alla maniera umana, gli “intellettuali”, che vantano titoli altisonanti (spesso farlocchi):
«Lei non sa chi sono io! Ho conseguito il dottorato ad Harvard, ho sostenuto la testi di laurea con tizio o caio…»
Essere di Cristo come Cristo è di Dio, significa, ancora una volta, avere il pensiero di Cristo, ovvero comportarsi come si è comportato Lui:
«La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato… Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia» (cfr Gv 7,14-18).
«Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica… Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio» (cfr Gv 8,50.54).
Tutto è relativo
Cercare di essere “sapienti” alla maniera di questo mondo rende tremendamente ottusi e schiavi del consenso: lo vediamo continuamente ascoltando le cronache riguardanti i nostri “rappresentanti politici”, anche in questi giorni.
Certi “professoroni” tendono a sopravvalutare le proprie capacità; ritengono di avere una superiorità intellettuale che li rende automaticamente esperti in ogni materia, e non sono affatto disposti ad accettare i loro imiti, a riconoscere i propri errori che, oltre alle figuracce di cui li rendono protagonisti, possono produrre effetti negativi su tutta la società.
Invece, è infinitamente liberante (perché relativizza ogni cosa) dire, a se stessi e agli altri:
«Io non so nient’altro che questo: appartengo a Cristo, e quindi a Dio, e questo mi basta!»
Ciò non significa affatto disprezzare il mondo, la cultura, la scienza… anzi! È imparare a mettere tutto in relazione all’unico “centro propulsore” di senso:
tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
- Cfr 1Cor 1,10-17 e 1Cor 3,3-5. ↩︎