Chi è che parla?

Chi è che parla?

Chi viene dall’alto, dal cielo, chi è rinato nello Spirito, non parla più secondo la terra, ma è «al di sopra di tutti», come e con Gesù Risorto.

Omelia per giovedì 11 aprile 2024

Letture: At 5,27-33; Sal 33 (34); Gv 3,31-36

Sul dovere di «obbedire a Dio invece che agli uomini» e sull’obiezione di coscienza ho già argomentato in un’omelia di due anni fa, alla quale vi rimando in nota, se volete una riflessione a partire dal brano della Prima Lettura.1

Chi è che parla?

Quanto al brano di vangelo, ricordo distintamente che, la prima volta che l’ho sentito proclamare durante una Messa in cui si usava il nuovo Lezionario, ne sono rimasto disorientato.

Anzitutto perché non cominciava con la classica introduzione «In quel tempo…», ma soprattutto perché non si capiva assolutamente chi fosse a parlare e a pronunciare quelle parole.

Svelato l’arcano

Guardando la citazione (e vedendo che era tratto dal 3° capitolo di Giovanni), intuivo che il contesto doveva essere ancora quello del dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo, ma quelle parole non mi tornavano…

Allora sono andato a prendere la Bibbia (quella nuova, del 2008), e ho visto che qualcosa era cambiato (in modo silente ma piuttosto rilevante) rispetto alla vecchia traduzione CEI 1974 (utilizzata dai vecchi Lezionari): la nuova versione chiude le virgolette del parlato dopo il versetto 30, alle parole del Battista «Egli deve crescere e io invece diminuire».2

Chi parla? Nel vecchio messalino è Gesù che si rivolge a Nicodemo

Perciò, la vecchia traduzione attribuiva le parole ascoltate oggi al Battista… Ma – udite udite! – per fare ancora più confusione, i vecchi Lezionari le attribuivano (non si sa perché) a Gesù stesso! Infatti facevano iniziare la lettura del vangelo odierno con le parole «In quel tempo Gesù disse a Nicodemo…» (come potete constatare cliccando sulla foto – qui a fianco – di un vecchio Messalino Elle Di Ci).

Svelato l’arcano, quindi, secondo la versione attuale, queste parole sono una “chiosa” dell’evangelista, che sembra riprendere in modo teologico i temi del dialogo tra Gesù e Nicodemo, ma anche quelli già espressi nel Prologo al suo vangelo.

Parla così solo «chi viene dall’alto»

Oltre a questa ricerca da esegeti, filologi e studiosi (che poco serve alla nostra vita quotidiana), cosa possiamo trarre noi da parole così alte?

Credo sia ancora un invito a riflettere sulla “qualità” della vita nuova scaturita dall’essere rinati in Cristo attraverso il Battesimo, che questo tempo pasquale ci vuole far gustare, come dicevo anche nella riflessione dell’altro ieri.

Essere rinati dall’alto, nello Spirito (è l’invito di Gesù a Nicodemo,3 e a tutti noi), ci permette di essere «al di sopra di tutti», come Gesù, ovvero: di non parlare più secondo la terra ma secondo lo Spirito.

Il cristiano, che è morto e risorto con Cristo, condivide la Sua stessa vita divina: viene a sua volta «dall’alto», «dal cielo».

È questo che ha trasformato completamente Pietro e gli altri, al punto da farli passare dalla codardia al coraggio di dire «bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini».

Vivere da battezzati

Ma – come ho già detto nei giorni scorsi4 – non basta essere battezzati: occorre vivere da battezzati, come ci raccomanda l’apostolo Paolo:

Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! (cfr Col 3,1-11)

  1. Cfr Omelia per la 3ª Domenica di Pasqua (C) – 1° maggio 2022. ↩︎
  2. Al capitolo terzo – dopo l’incontro tra Gesù e Nicodemo, e prima delle parole del brano odierno – c’è una sorta di “inserto” che narra un “battibecco” tra Giovanni Battista e i suoi discepoli sul fatto che anche Gesù avesse iniziato a battezzare (cfr Gv 3,22-30). ↩︎
  3. Cfr Gv 3,3.7-8. ↩︎
  4. Cfr la riflessione per il Martedì fra l’Ottava di Pasqua – 2 aprile 2024. ↩︎