Nati dallo Spirito

Spiegare le vele al vento dello Spirito

Vivere da battezzati, da rinati nello Spirito, non è una questione teorica ma pratica, di totale abbandono alla forza impetuosa dello Spirito del Risorto.

Omelia per martedì 9 aprile 2024

Letture: At 4,32-37; Sal 92 (93); Gv 3,7-15

Ho già commentato domenica il testo della Prima Lettura che il Lezionario ci ripropone oggi (con l’aggiunta dei due versetti riguardanti il gesto di generosità di Bàrnaba), e dicevo che – a dettare questo stile di vita comunionale basato sulla generosità, la condivisione, la fraternità e la carità – è lo Spirito del Risorto.

Battesimo nello Spirito

Lo scambio di battute tra Gesù e Nicodemo nel vangelo di oggi ci aiuta a comprendere meglio:

«Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Gesù sta parlando di quel “battesimo di fuoco” che i discepoli hanno ricevuto a Pentecoste1 e che ora permette loro di vivere in modo totalmente nuovo e sorprendente.

È quello Spirito che – come sentivamo domenica – Gesù aveva «soffiato» su di loro già la sera di Pasqua, donando forza e coraggio, e creando le condizioni necessarie e la ragione fondamentale del vivere da fratelli.

Un dono da accogliere

Ma lo Spirito Santo, che tutti abbiamo ricevuto nel Battesimo e nella Confermazione (e che viene continuamente effuso su di noi quanto riceviamo i Sacramenti), va accolto ogni giorno.

Sì, perché anche noi – come Nicodemo – rischiamo di essere «maestri» e “dottori della Legge”, ma non conoscere e non comprendere.

L’esempio del vento è molto evocativo, perché non descrive solo la libertà dello Spirito («soffia dove vuole»), ma fa pensare anche al nostro comportamento nei suoi confronti: ci si può mettere “controvento” oppure spiegare le ali e le vele e farsi trasportare dove il vento ci spinge.

Spiegare le vele

Essere discepoli significa lasciarsi spingere dal vento impetuoso dello Spirito, invisibile e invincibile potenza di Dio.

Non dobbiamo fare i “cervellotici” come Nicodemo, chiedendoci il “perché” e il “per come”: come del «vento non sai da dove viene né dove va», così per noi l’azione dello Spirito rimarrà sempre un mistero.

Di fonte al mistero della Grazia, che non potremo mai comprendere, non c’è altro modo di reagire che abbandonarsi, entrarci dentro e viverlo, come ho già consigliato altre volte.2

Niente calcoli e ragionamenti

Così è la dinamica dell’Amore che caratterizzava le prime comunità cristiane: niente ragionamenti, ma solo generosità e condivisione.

Se ci si mette a ragionare e fare calcoli, i conti non tornano mai: anche noi come i discepoli di fronte a una folla di più di 5000 uomini diremo «Duecento denari di pane non sono sufficienti… cinque pani d’orzo e due pesci… che cos’è questo per tanta gente?» (cfr Gv 6,1-13).

Se vogliamo vivere davvero da rinati nello Spirito non dobbiamo metterci a filosofeggiare o fare elucubrazioni teologiche, ma lasciarci portare docilmente dove vuole lo Spirito.

  1. Cfr At 2,1-4. ↩︎
  2. Cfr Omelia per la solennità della Santissima Trinità (C) – 15 giugno 2019. ↩︎