Convertirà il cuore dei padri verso i figli
È il cuore che deve cambiare, che deve convertirsi «prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore», perché è nel cuore che vuole nascere il Signore.
Omelia per sabato 23 dicembre 2023
Letture: Ml 3,1-4.23-24; Sal 24 (25); Lc 1,57-66
Poiché Gesù stesso ha spiegato che l’Elia che doveva venire era il Battista (cfr Mt 11,11-14 e Mt 17,10-13), la liturgia di oggi fa precedere il vangelo della nascita del Precursore dal vaticinio del profeta Malachia:
«Ecco, io invierò il profeta Elìa prima che giunga
il giorno grande e terribile del Signore».
Un Elia introspettivo
Di solito, Elia viene raffigurato come il profeta ardente come il fuoco (così l’abbiamo sentito descrivere sabato scorso dal Siracide)… qui invece, più che a far scendere fulmini dal cielo, pare intento ad agire nei cuori delle persone:
«egli convertirà il cuore dei padri verso i figli
e il cuore dei figli verso i padri».
Questa immagine mi piace moltissimo, e credo che sia una bella indicazione per compiere gli ultimi passi che ci separano dalla solennità del Natale.
Non sono cambiamenti esteriori quelli che ci chiede il Signore, ma una profonda conversione del cuore.
Manca l’armonia nelle famiglie
Quante confessioni sto ascoltando in questi giorni dove raccolgo il dolore causato dalle divisioni famigliari, dai litigi in casa tra genitori e figli (spesso adulti e al di là della maturità anagrafica)…
Tutti diciamo che questo Natale è “rovinato” dal clima di guerra che ci circonda (riferendoci ai conflitti Israelopalestinese e a quello tra Russia e Ucraina), ma ciò che inquina più di tutto l’aria delle nostre case è la mancanza di armonia, di ascolto, di comprensione, di dialogo.
Non sto qui a citare tutti i brani della Scrittura che si riferiscono al rapporto tra genitori e figli perché non finirei più (e questa è solo una piccola riflessione a partire dalla Liturgia della Parola quotidiana), ma credo non ci voglia un teologo per capire cosa vuole il Signore da noi.
Convertire il cuore
Il Signore ci chiede di convertirci, ovvero: di tornare sui nostri passi e volgere nuovamente lo sguardo e il cuore l’uno verso l’altro, perché spesso nelle nostre case non ci si rivolge più la parola e non ci si guarda più negli occhi.
Nel vangelo di oggi, Zaccaria, un padre dal cuore duro e ostinato, si decide a convertirsi, a cambiare prospettiva, ribaltando le tradizioni, il «si è sempre fatto così»: invece di imporre il proprio nome al figlio che è nato, lascia che il nome di questo figlio ridisegni la sua intera vita.
Solo se siamo disposti a convertirci gli uni verso gli altri, a ricostruire un dialogo fraterno (a partire dai rapporti famigliari) potremo accogliere la grazia di Dio nella nostra vita.
È il cuore che deve cambiare, che deve convertirsi «prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore», perché, come scriveva Angelo Silesio:
«Anche se Cristo nascesse mille e diecimila volte a Betlemme a nulla ti gioverà se non nasce almeno una volta nel tuo cuore».1
- Angelus Silesius, Il Pellegrino cherubico. ↩︎