Il Signore le aprì il cuore

Il Signore le aprì il cuore

Il Signore non forza il nostro cuore: occorre essere persone aperte (cioè attente, accoglienti, disponibili) per poter essere “apribili”. Siamo così!

Omelia per lunedì 6 maggio 2024

Letture: At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26-16,4

Nella lettura quasi continua degli Atti degli Apostoli, ci eravamo lasciati sabato con la visione notturna di Paolo che si sentiva supplicare da un Macèdone:

«Vieni in Macedonia e aiutaci!».

Un nuovo compagno di viaggio

Da quel momento, il narratore, Luca, inizia a scrivere usando la prima persona plurale:

…subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.

È il segno evidente (anche se non “strombazzato”) che di questo secondo viaggio missionario di Paolo fa parte anche l’evangelista.

In Europa

Da Tròade, Paolo e gli altri fanno vela verso Samotràcia, poi verso Neàpoli e di là a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedònia.

A Filippi, in Macedonia, risuona per la prima volta la buona novella in Europa, continente che sarà destinato ad avere un ruolo molto attivo e storicamente rilevante nella diffusione della fede cristiana nel mondo.

Non segni, ma parole

La predicazione di Paolo non è accompagnata da segni esteriori, prodigi e miracoli come quella di Pietro, ma lo Spirito è con lui e dà efficacia e fecondità alla sua parola.

La parola del missionario non è la causa prima della conversione: essa è soltanto l’occasione e lo strumento di cui Dio si serve per «cambiare il cuore», come succede nel caso di Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira.

Così dirà lo stesso Paolo, scrivendo ai Corinti:

…cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere (cfr 1Cor 3,4-9).

La fede nasce dall’ascolto della Parola annunciata, ma non basta…

Il Signore le aprì il cuore

Occorre avere un cuore disponibile a lasciarsi aprire, proprio come quello di Lida, a cui il Signore aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.

L’espressione richiama quella di Lc 24,45, dove si dice che – la sera di Pasqua – il Signore aprì la mente dei Suoi discepoli per comprendere le Scritture.

Non è una forzatura quella del Signore quando ci apre il cuore e la mente: occorre essere persone aperte (attente, accoglienti) per poter essere “apribili”.

E, infatti, così era Lidia, che – oltre ad essere una credente in Dio – invitò e costrinse Paolo e gli altri ad accettare la sua ospitalità.

Apriamoci!

È di questa apertura di cuore, di mente, e delle porte della nostra casa e della nostra vita che abbiamo bisogno perché Dio possa aprire anche il nostro cuore e noi possiamo accogliere veramente la Sua Parola.