Amicizia è dare la vita. 5ª Domenica di Quaresima (A)

Dare la vita

Dare la vita costa la vita. Per questo «dare la vita per i propri amici» è l’atto di Amore e amicizia più grande insegnatoci da Gesù, col dono di se stesso.

Omelia per domenica 26 marzo 2023

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Letture: Ez 37,12-14; Sal 129 (130); Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

Col racconto della risurrezione di Lazzaro, siamo all’ultimo grande quadro giovanneo proposto anticamente ai catecumeni in preparazione al Battesimo.

Dopo aver incontrato Gesù come sorgente di acqua viva assieme alla Samaritana e come luce del mondo assieme al cieco nato, oggi siamo invitati a conoscerlo come la risurrezione e la vita.

Per altri spunti…

Anche questa pagina è lunghissima, densa, e letteralmente una miniera di spunti di riflessione che – come sempre – non possiamo cogliere tutti nello spazio di un’omelia.

Per quanto riguarda il tema della morte e di come Gesù la affronta e ci invita ad affrontarla rimando alla riflessione che proponevo tre anni fa.

Quest’anno, invece, vorrei soffermarmi sul tema del dare la vita.

Un’espressione con molti significati

«Dare la vita» è un’espressione che ha molte sfumature di significato nella nostra lingua.

Senz’altro, la prima che ci viene in mente è quella del sacrificio di sé, in termini reali (come chi si fa uccidere per difendere qualcuno o un ideale) o anche metaforici (per intendere le rinunce, l’abnegazione e gli sforzi messi in campo da una persona per raggiungere un obiettivo).

L’altro significato più comune è quello del generare, ovvero: l’atto di una donna che partorisce e mette al mondo un figlio.

Anche questo significato viene esteso in senso metaforico, quando si usano espressioni come «dare vita a un progetto», «dare vita a un’idea», etc…

In entrambe le accezioni, chi decide di dare la vita, lo fa in ragione di un amore grande. È l’Amore di cui ci parla Gesù.

Dare la vita costa la vita

Il racconto della risurrezione di Lazzaro – come quelli della risurrezione del figlio della vedova di Nain e della figlia di Giàiro (cfr Lc 7,11-17 e Lc 8,40-56) – ci colpisce per la grandiosità del miracolo, per il fatto che Gesù ha in sé la potenza di sconfiggere l’eterno nemico dell’uomo: la morte.

Ma il significato di questo segno miracoloso non è solo la potenza di Gesù, che proclama di essere la risurrezione e la vita: la pagina evangelica odierna ci orienta già verso la Pasqua ormai imminente, facendo da anticipo a quello che si rivelerà pienamente nella Sua Passione e morte.

Dare la vita, per Gesù, non è un “gioco di prestigio”, un esercizio di poteri paranormali… dare la vita ha un costo!

Gesù sa bene che tornare in Giudea e avvicinarsi così pericolosamente a Gerusalemme lo metterà in grande pericolo; sono i suoi stessi discepoli a ricordarglielo:

«Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?»

Non solo; compiere il gesto inaudito di ridare la vita al suo amico Lazzaro è una provocazione troppo grande: sarà la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza delle autorità religiose (cfr Gv 11,45-53), fino alla decisione di eliminare Gesù.

Dare la vita per gli amici

Il racconto della risurrezione di Lazzaro è la dimostrazione più grande e vera dell’affermazione che il Maestro farà poco più avanti nel vangelo di Giovanni:

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13).

È grazie al dono della vita di Gesù che Lazzaro riacquista la vita, ed è questo sacrificio di Gesù a rendere vere le espressioni di amicizia più volte sottolineate nel brano:

«Signore, ecco, colui che tu ami è malato»


Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.


«Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato…»


Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!»

Il prezzo della nostra vita

Come dicevo poco fa, dare la vita costa la vita: se noi siamo vivi e possiamo vivere la nostra esistenza è perché qualcuno ce l’ha donata mettendoci al mondo e tanti si sono sacrificati per noi, rinunciando a se stessi.

E se possiamo sperare nella vita eterna è perché Cristo ha dato la Sua vita per noi.

Come ci ricordano gli apostoli Pietro e Paolo nelle loro lettere, siamo stati salvati a caro prezzo: quello del sangue di Cristo (cfr 1Cor 6,20; 1Cor 7,23; Gal 2,20 e 1Pt 1,18-19).

È un prezzo altissimo, che noi non abbiamo meritato, ma che abbiamo ricevuto gratuitamente, solo e soltanto a motivo dell’Amore e dell’infinita misericordia di Dio.

Battezzati per dare la vita

Noi che siamo già battezzati, ripercorriamo lo stesso cammino proposto ai catecumeni fin dall’antichità per recuperare il significato profondo del rinnovamento della nostra vita.

Essere risorti in Cristo non è solo un dono da ricevere passivamente, ma da far fruttificare in noi, perché

«se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

L’esempio di Gesù, la Sua Pasqua, il dono della Sua vita per noi, devono diventare il nostro stile di vita, come ci raccomandano san Pietro e san Giovanni:

Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme (1Pt 2,21).


In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli (1Gv 3,16).

E prima ancora lo stesso Gesù, che ci dice:

«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8).