Il segno di Giona

Il segno di Giona

Il segno di Giona non sono i tre giorni passati dal profeta nel ventre del pesce, ma l’infinita misericordia di Dio che avverte e perdona i peccatori.

Omelia per mercoledì 21 febbraio 2024

Letture: Gio 3,1-10; Sal 50 (51); Lc 11,29-32

Il profeta Giona è al centro delle due pagine che oggi il Lezionario ci propone di meditare:

  • nella prima lettura ascoltiamo il racconto del “secondo tentativo” di Dio col profeta recalcitrante (che la prima volta aveva fatto orecchio da mercante e si era imbarcato per Tarsis: cfr Gio 1,1-3);
  • nel Vangelo, invece, risuona il rimprovero di Gesù alla Sua generazione (definita «malvagia» perché sempre in cerca di segni), alla quale «sarà dato solo il segno di Giona».

Perché proprio Giona?

Abbiamo già ascoltato questa pagina del libro di Giona a metà ottobre scorso (perciò, chi volesse approfondire questo testo non ha altro da fare che rileggere la riflessione che ho proposto allora).

Oggi, però, non possiamo non chiederci perché Gesù prenda Giona come termine di paragone: a quale segno si sta riferendo il Maestro?

Leggendo il parallelo di Matteo,1 ci viene naturale l’associazione tra i tre giorni di Giona nel ventre del pesce e i tre giorni di Gesù nel sepolcro… ma nella versione di Luca Gesù non fa questo parallelo: dice semplicemente che «Giona fu un segno per quelli di Nìnive».

D’altronde, è anche inverosimile pensare che quelli di Ninive conoscessero la storia di Giona, altrimenti, anziché ascoltarlo, l’avrebbero preso in giro!

Un altro “centro focale”

Non è Giona, perciò, il “centro focale” indicato da Gesù, o, quantomeno, non è la sua vicenda di profeta cocciuto e disobbediente.

È più probabile che, con l’espressione «il segno di Giona», Gesù voglia indicare il messaggio centrale, il “filo rosso” del racconto contenuto nel libro del profeta Giona come chiave di lettura per il tempo presente.

Il “succo” è la compassione divina

Qual è il “succo condensato” del racconto del libretto di Giona che deve diventare un segno per gli uomini della generazione del Figlio dell’uomo (e per la nostra)?

Come dicevo già a ottobre, questo libretto è una parabola della misericordia divina, perché – al contrario di quanto pensavano gli ebrei del post-esilio – mostra come Dio abbia pietà e riguardo di tutti gli uomini, compresi i più acerrimi nemici del Suo popolo (Ninive era la capitale dell’Assiria).

Ne ha così considerazione e compassione da mandare loro un Suo profeta ad avvertirli prima che sia troppo tardi.

Ne ha così pietà da ravvedersi riguardo al male minacciato di fronte alle opere di conversione dei Niniviti.

Il segno di Giona

Il segno di Giona, perciò, è che Dio – nonostante tutto – avrà misericordia anche della generazione malvagia che chiedeva continuamente un segno a Gesù.

Il segno di Giona è che Dio non si stancherà di mandare profeti sulla terra, e continuerà ad avvertire con insistenza gli uomini riguardo alle loro infedeltà e alle conseguenze fatali per la loro vita se non si convertiranno; anzi, manderà loro pure Suo Figlio!2

Il segno di Giona è la rassicurazione che Dio – se vogliamo convertirci – è sempre pronto a ravvedersi riguardo al male che ha minacciato di fare.


A noi basta questo segno o ne cerchiamo altri?

  1. Cfr Mt 12,38-42. ↩︎
  2. Cfr Mt 21,33-44: la parabola dei vignaioli omicidi. ↩︎