Solo Dio sa trasformare il male in bene

Dio trasforma il male in bene

Il segno della presenza di Dio nel mondo è il male che si trasforma in bene: miracolo che solo Lui sa operare (segno evidente e luminoso è la Croce di Cristo).

Commento alle letture di mercoledì 5 luglio 2023

Letture: Gen 21,5.8-20; Sal 33 (34); Mt 8,28-34

Non so a voi, ma a me Sara in questo brano sta non solo antipatica, ma molto di più. Se non fosse che la tradizione l’ha pure riconosciuta santa, mi verrebbe da prendere la macchina del tempo e andare a prenderla a schiaffi!

Tutti sulla stessa barca

La costruzione della narrazione assomiglia a quella delle parabole: sembra architettata appositamente per suscitare nel lettore sentimenti di disapprovazione profonda, per poi farlo arrivare – alla fine – a dover riconoscere in sé gli stessi atteggiamenti riprovati e detestati nei personaggi del racconto.

Ma lo vedremo tra poco.

Voltafaccia repentini

In ogni caso, è stupefacente vedere la trasformazione di questa donna…

Lei che si era ormai arresa a morire sterile e si era pure messa a ridere della promessa divina (cfr Gen 18,10-12), proprio lei che aveva escogitato di dare la sua schiava in moglie ad Abramo per diventare comunque “madre” in qualche modo, adesso che è diventata madre per davvero si pavoneggia!

Non solo: si sente in diritto di fare “piazza pulita” e sedersi sul trono di casa senza nessuno intorno a poterla importunare o con cui dividere le sue fortune (va beh che Sara significa “principessa”, ma così mi pare troppo!).

Per completezza, e per capire le “giravolte” dell’animo umano, vi riporto anche i versetti che mancano al brano della prima lettura di oggi:

Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato… Allora Sara disse: «Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà riderà lietamente di me!». Poi disse: «Chi avrebbe mai detto ad Abramo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!» (cfr Gen 21,1-7).

Avuta la grazia…

In un primo momento – appena ricevuta in dono la maternità tanto attesa e insperata – Sara si rallegra, riconosce l’intervento miracoloso di Dio e ne gioisce…

Ma, in un batter di ciglia, la sua riconoscenza si tramuta in vanto e spocchia, al punto da innalzare un netto muro di separazione tra lei e Agar, tra Ismaele e Isacco:

«Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco».

Visto che trasformazione?!

  1. La donna che lei stessa aveva dato in moglie ad Abramo per dargli una discendenza ora torna ad essere semplicemente «questa schiava»;
  2. Ismaele, da figlio di Abramo (e riconosciuto come figlio stesso di Sara secondo il diritto mesopotamico), viene degradato e ridotto a «figlio di questa schiava»;
  3. Isacco, da dono insperato e immeritato ricevuto da Dio, diventa «mio figlio»: proprietà privata e “oggetto di produzione propria”.

Vedete perché mi verrebbe da prenderla a schiaffi?!

Ma non lo faccio, perché lo stesso atteggiamento di Sara lo possiamo trovare spesso in ciascuno di noi, secondo l’antico proverbio «Avuta la grazia, gabbato lo santo».

Sembra un gran male

Giustamente, questo atteggiamento «sembrò un gran male agli occhi di Abramo».

Chi di noi non ci sarebbe rimasto male? Mettiamoci nei suoi panni!

Ismaele era suo figlio a tutti gli effetti e gli si era affezionato, al punto di proporre a Dio di riconoscerlo come sua discendenza (cfr Gen 17,18).

L’aveva allevato fino all’età di 13 anni!

Ma ancora una volta, dobbiamo ricordarci che stiamo leggendo storie umane che però sono diventate “Storia della salvezza” e Parola di Dio, proprio per il fatto che Dio vi è entrato in modo unico con la Sua potenza e la Sua misericordia.

Ma non a Dio

Ed è così che, anche stavolta, Dio trova il modo di trasformare in occasione di bene l’atto vile di Sara, una donna diventata invidiosa, gelosa e gonfia di superbia:

Ma Dio disse ad Abramo: «Non sembri male ai tuoi occhi questo, riguardo al fanciullo e alla tua schiava… io farò diventare una nazione anche il figlio della schiava, perché è tua discendenza».

La tenerezza con cui Dio si prende cura di questa povera donna egiziana e di Ismaele è commuovente:

Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova… Dio le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua… E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d’arco.

Dio trasforma il male in bene

È questo il segno evidente della presenza e dell’opera di Dio nel mondo: la possibilità di trarre il bene dal male, miracolo che solo Lui sa operare.

È un segno che – per noi cristiani – si staglia evidente, luminoso ed eterno nella Croce di Cristo.

E se anche non siamo capaci di compiere questo miracolo, siamo comunque invitati a non cedere alla cattiveria, lasciandoci ammaestrare da Cristo:

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,21).