Come cantare in terra straniera?
Davanti ai racconti di deportazione, sopraffazione e violenza, non possiamo che cantare il dolore, provando compassione per gli innocenti e farci loro voce.
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Davanti ai racconti di deportazione, sopraffazione e violenza, non possiamo che cantare il dolore, provando compassione per gli innocenti e farci loro voce.
Quante volte il Signore ci ha detto, in un modo o nell’altro, che la nostra testardaggine ci porterà a farci male? Anche la Scrittura ci aiuta a riflettere.
Le ingiustizie raccontate dalla Parola di Dio non servono a farci indignare, ma ci invitano a estirpare anzitutto da noi stessi le radici del male.
Riconoscerci tutti peccatori e invocare sinceramente il perdono di Dio ci fanno sperimentare immediatamente la Sua infinita misericordia e il Suo Amore.
L’occhio penetrante della fede sa leggere la storia intravedendo come Dio guida le vicende umane: i grandi della terra sono solo strumenti nelle Sue mani.
La non conoscenza genera paura. La paura genera orrore. Perciò l’unico sentimento da lasciare “a briglie sciolte” quando si ignora qualcosa è la compassione.
Il segno della presenza di Dio nel mondo è il male che si trasforma in bene: miracolo che solo Lui sa operare (segno evidente e luminoso è la Croce di Cristo).
Avere occhi semplici e luminosi significa guardare le cose come le vede Dio, trovando sempre un modo di far passare il bene anche in mezzo al male.
Mentre la storia degli uomini va avanti a chiacchiere sempre uguali, la Parola di Dio è un avvenimento, che lascia il segno nel cuore di chi crede