Ridere o sorridere?
Ridere è l’atto dell’uomo quando non prende sul serio qualcosa; sorridere è l’atto di Dio che benedice… Dio ci sorride anche quando noi gli ridiamo in faccia!
Omelia per venerdì 30 giugno 2023
Letture: Gen 17,1.9-10.15-22; Sal 127 (128); Mt 8,1-4
Già mercoledì abbiamo visto scricchiolare la fede del nostro patriarca Abramo di fronte al tardare del compiersi delle promesse divine.
Il brano di oggi ci presenta un’altra “crepa” nella solidità della fede di Abramo, che noi definiremmo semplicemente “buon senso” o «avere i piedi per terra».
Aiùtati che il Ciel t’aiuta
Il testo del capitolo 16 della Genesi che non abbiamo letto (dato che ieri abbiamo celebrato la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo) narra di come Abramo e Sara si “arrangino” come meglio possono: non vedendo realizzarsi le promesse divine, ricorrono a una norma del diritto mesopotamico, secondo la quale una sposa sterile poteva dare per moglie al marito una schiava e riconoscere come suoi i figli nati da questa unione.
Così Abramo si unisce ad Agar e nasce Ismaele.
In qualche modo è riuscito ad avere un figlio.
Ha messo in pratica il famoso proverbio «aiùtati che il Ciel t’aiuta».
Non è il piano di Dio
Ma il racconto che ascoltiamo oggi ci fa capire il significato delle parole del Signore che leggiamo in Isaia:
i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie (cfr Is 55,8-9).
Dio si ripresenta ad Abramo quando ormai ha 99 anni, e ripete la solita promessa ormai imparata a memoria, ma in modo ancora più solenne (metto anche i versetti che il Lezionario ha tagliato):
«Io sono Dio l’Onnipotente…
Porrò la mia alleanza tra me e te
e ti renderò molto, molto numeroso…
…diventerai padre di una moltitudine di nazioni.
Non ti chiamerai più Abram,
ma ti chiamerai Abramo,
perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò» (cfr Gen 17,1-5).
Dio gli cambia addirittura il nome (che nella cultura semitica segnava un cambiamento radicale di natura e di destino).
Sacrilegio!
Ma Abramo non ci sente e si mette a ridere:
Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: «A uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all’età di novant’anni potrà partorire?»
È a tutti gli effetti un sacrilegio: Abramo si prostra col corpo ma ride delle parole di Dio nel suo cuore!
Ancora una volta questa cosa – pur sorprendendomi – mi conforta, nel farmi sentire «in buona compagnia» quando prego il Signore con poca fiducia o quasi già sicuro che non otterrò mai quel che sto chiedendo…
Ancora la via umana
Non contento di dubitare e ridere delle promesse di Dio, Abramo avanza la sua proposta:
«Se almeno Ismaele potesse vivere davanti a te!»
Che coraggio! Che impudenza! Doveva proprio avere un rapporto alla pari col Signore per parlargli in modo così sfrontato!
Tale rapporto speciale è confermato dal racconto della trattativa a favore di Sodoma e Gomorra presso le querce di Mamre (cfr Gen 18,16-33), che non leggeremo perché lunedì ci sarà la festa di san Tommaso apostolo.
In ogni caso, se io fossi stato in Dio l’avrei rimproverato mica male, altroché!
Un Dio troppo buono
Invece Dio, oltre a riaffermare con forza che la Sua via è un’altra, benedice anche la “soluzione-scorciatoia” umana escogitata da Abramo e Sara:
«No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne…
Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso…»
È un Dio davvero troppo buono!
Dal ridere al sorridere
Oltre a cambiare il nome di Abram in Abramo e di Sarai in Sara, Dio sceglie il nome del figlio che donerà loro come segno concreto del realizzarsi delle Sue promesse.
Nomen omem: Isacco significa «Dio ha sorriso, si è mostrato favorevole».
Nonostante il vacillare della fede di Abramo, nonostante il suo ricorrere a “mezzucci umani” per bypassare l’attendismo del Signore, Dio non si adira, anzi: non riesce a far altro che sorridere a questi due “vecchietti” furbetti, benedicendo nuovamente la loro vita, come solo Lui sa fare.
Imparassimo anche noi dal Signore a fare altrettanto coi nostri fratelli che non onorano le loro promesse o non soddisfano le nostre attese…