È giunto il momento che io lasci
Omelia per sabato 29 giugno 2024, ss. Pietro e Paolo
Solo il Signore sa quando sarà il momento che il successore di Pietro si dimetta o parta per il Cielo. Noi intanto preghiamo per lui e gli obbediamo.
Letture: At 12,1-11; Sal 33 (34); 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19 (messa del giorno)
Si fa un gran parlare in questi giorni dell’opportunità o meno che uomini anziani che hanno un gran potere si facciano da parte e capiscano che è il momento di fare un passo indietro.
I vecchi devono dimettersi
Giusto ieri notte c’è stato l’attesissimo faccia a faccia televisivo tra Joe Biden e Donald Trump, due anziani pretendenti allo scranno di potere più rilevante sullo scacchiere mondiale, e parecchi commentatori vedono come unica possibilità per non aprire un portone a Trump quella di far ritirare dalla corsa il vecchio e decrepito presidente in carica.
Anche di Papa Francesco si è parlato spesso dell’opportunità – vista l’età e le condizioni precarie di salute – di dare le dimissioni, e non parlo dell’ultima bordata dello scismatico Monsignor Viganò, ma di tanti vescovi e anche preti che – soprattutto dopo le ultime uscite infelici nei discorsi “a braccio” – dicono, sempre più frequentemente:
«non si tiene più… è arrivato il momento che si faccia da parte».
È il momento di lasciare?
Per questo ho scelto provocatoriamente la prima frase della Seconda Lettura, dove l’apostolo Paolo dice:
è giunto il momento che io lasci questa vita.
Forse è questo che non capiscono i vari “pensatori” che accomunano Papa Francesco e Joe Biden: non è solo il ruolo a distinguerli (uno ha un potere temporale, l’altro un’influenza spirituale), ma il fatto che queste due persone combattono due “battaglie” diverse.
Due battaglie diverse
Paolo, infatti, prosegue dicendo:
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
La battaglia di cui parla l’apostolo è quella per il Regno di Dio, che non ha nulla a che fare con le dinamiche umane, proprio come disse Gesù rispondendo a Pilato:
«Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei…» (Gv 18,36)
Non per meriti, ma per grazia
Il potere (se così lo vogliamo chiamare) che il Papa ha ricevuto, in quanto successore di Pietro, è basato su un rapporto di fiducia reciproca tra il discepolo e il Maestro, e non è scaturito da una votazione democratica, da un’assegnazione in base al merito (anzi!), ma da una missione, come ascoltiamo nel vangelo di oggi:
«Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Non potere, ma servizio
Quello del Papa non è un potere, ma un ministero, un servizio.
Il “potere delle chiavi” non è la possibilità di agire come un monarca assoluto (anche se spesso la Chiesa si è presentata così nella storia): il successore di Pietro non ha il potere di fare del bene o del male, ma ha il dovere di agevolare sempre e solo l’Amore di Dio, per il bene di tutto il mondo, sia “legando” che “sciogliendo”.
Il momento lo sa il Signore
Perciò stiamo tranquilli tutti, soprattutto i preti, i vescovi e i cardinali; quando sarà il momento, anche a Papa Francesco il Signore dirà quello che disse a Pietro sul lago di Tiberìade:
«…quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi» (cfr Gv 21,18).
Intanto noi continuiamo a sostenere con la preghiera e l’obbedienza il ministero del Papa e dei Vescovi in unione con lui, perché – parafrasando le ultime parole della Lettera di Paolo
il Signore gli stia vicino e gli dia forza, perché possa portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltino: e così sia liberato dalla bocca del leone. Il Signore lo liberi da ogni male e lo porti in salvo nei cieli, nel Suo regno.