Gara al ribasso. 25ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Essere discepoli di Cristo non è una gara a chi si umilia di più, ma a scendere più in basso del più piccolo e umile, per ridonargli dignità e onore.
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Essere discepoli di Cristo non è una gara a chi si umilia di più, ma a scendere più in basso del più piccolo e umile, per ridonargli dignità e onore.
Se si vuole essere discepoli del Cristo c’è solo una strada: rinnegare se stessi e accogliere la Croce ogni giorno: prendere o lasciare.
Le parole di Gesù sono spirito e vita, sono parole di Vita Eterna: non le compendiamo fino in fondo, ma non possiamo vivere senza. Accogliamole!
Estrarre dal tesoro del proprio cuore cose antiche e cose nuove significa guardare il passato con sapienza e il futuro con fiducia, in attesa del Regno.
Nessuno di noi può rassicurare le proprie paure dicendosi «io valgo». Solo Cristo, che ha dato la Sua vita per noi, può dirci che valiamo per davvero.
Cos’hanno in comune le pecore, le colombe e i serpenti? Sono tutti animali che non attaccano, ma fuggono. Così dev’essere il discepolo.
Ci sono varie differenze nei racconti evangelici riguardanti lo stesso fatto: anche queste hanno qualcosa di importante da insegnarci.
Solo il Signore sa quando sarà il momento che il successore di Pietro si dimetta o parta per il Cielo. Noi intanto preghiamo per lui e gli obbediamo.
Mattia non viene scelto in base a criteri umani, ma accogliendo nella preghiera l’indicazione del Signore. Così deve essere nella Chiesa, sempre.
Non basta il buon senso per essere buoni discepoli e apostoli coraggiosi: occorre la docilità del cuore alla voce dello Spirito del Signore che ci guida.