Discepolo, solo discepolo. Mercoledì Santo
Il discepolo è colui che prima di parlare ascolta attentamente: noi discepoli del Risorto dobbiamo ascoltarlo attentamente, soprattutto in questi giorni.
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Il discepolo è colui che prima di parlare ascolta attentamente: noi discepoli del Risorto dobbiamo ascoltarlo attentamente, soprattutto in questi giorni.
Anche noi, come Timoteo e Tito, abbiamo ricevuto il testimone della fede che ci ha resi discepoli e apostoli del Vangelo, per dare testimonianza al Signore.
La fede cristiana non è una teoria, un insieme di risposte pronte a ogni interrogativo, ma la disponibilità a lasciarsi porre domande scomode da Gesù Cristo.
I cristiani guardano Maria in modo sbagliato, adorante, quasi idolatrico, che non piace per niente alla nostra Madre Celeste. Ella ci invita a guardare a Dio.
Le chiavi del Regno dei Cieli sono la rinuncia a sé, l’accoglienza della Croce e la sequela di Cristo nel dono generoso della nostra vita agli altri.
Se fosse per i sinottici Tommaso sarebbe rimasto semplicemente uno dei Dodici, un numero, un nome… per fortuna Giovanni ce l’ha fatto conoscere e apprezzare.
Gesù non ha portato la croce sulla terra, ma è venuto a insegnarci il modo di portarla per trasformarla in strumento di Amore e risurrezione.
Pare che per essere missionari servano dei superpoteri, ma l’unico vero potere da acquisire è sentire nell’intimo la stessa compassione di Cristo per l’umanità.
Perché «ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani»? Oggi meritiamo ancora quel nome? Ce ne sono ancora le condizioni necessarie?
La priorità nella vita è amare Dio, e farsi insegnare da Lui come Amare, gratuitamente. Solo Lui può farlo, perché Dio è Amore e ogni Amore vero viene da Dio.