Lo dico per vostra vergogna

Vergognatevi!
Omelia per martedì 10 settembre 2024

Paolo ci ricorda che è una vergogna per un credente attaccarsi alle cose e portare in tribunale un fratello invece di risolvere le cose nella carità.

Letture: 1Cor 6,1-11; Sal 149; Lc 6,12-19

Continuando ad ascoltare le esortazioni di Paolo ai Corinzi nella Prima Lettura, ci troviamo di fronte ad un altro richiamo.

Dopo averli redarguiti di vantarsi di essere “di larghe vedute” di fronte alle immoralità (invece di vergognarsi e cercare la via della rettitudine), ora l’apostolo rimprovera i cristiani che non sono capaci di risolvere le loro questioni e i loro litigi in modo fraterno e all’interno della Comunità, ma si rivolgono ai tribunali umani.

Vergogna!

Le parole di Paolo sono dure:

Se siete in lite per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente che non ha autorità nella Chiesa? Lo dico per vostra vergogna!

Ma dobbiamo leggerle tenendo sempre presente lo spirito paterno che abbiamo sottolineato nei giorni scorsi:

Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi… sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo (cfr 1Cor 4,14-15)

Spiegavo cos’è la giusta vergona intimata dai genitori a febbraio scorso (commentando un brano del profeta Daniele), ricordando quante volte quante volte mia madre, da piccolo, mi diceva che

«bisogna aver vergogna solo a fare del male!»

Una legge superiore

Qui l’apostolo invita i battezzati1 a vergognarsi di non essere capaci di appianare pacificamente e in modo cristiano le inevitabili incomprensioni famigliari o comunitarie.

Ben inteso, Paolo non sta invitando a non rispettare le leggi civili, ma ricorda ai credenti che la prospettiva del Regno di Dio ha cambiato profondamente anche il rapporto tra le persone e, soprattutto, con le cose: tutto diventa relativo di fonte alla vita eterna.

Ai tribunali civili, che hanno autorità in vista del bene comune,2 sfugge, per forza di cose, la prospettiva dell’assoluto: la Legge dello Spirito supera di gran lunga la giustizia e l’equità umana.

Perciò, per uno che attende il Regno dei cieli, è già una sconfitta che i rapporti (e soprattutto i diverbi in questioni economiche) non si riescano a risolvere secondo la carità, che è la nuova e unica Legge donata da Cristo.

Una sconfitta

Se lo potevo osservare già prima, ora che svolgo per la maggior parte del mio tempo il ministero di confessore, lo posso confermare: l’80% dei peccati che ascolto riguardano i diverbi famigliari, specialmente per questioni di eredità.

A tal proposito, Paolo dice:

È già per voi una sconfitta avere liti tra voi!

Che delle persone che si dicono cristiane e vanno a Messa tutte le domeniche non si parlino da anni tra fratelli e abbiano aperte cause milionarie in tribunale è davvero uno scandalo, una vergogna, una sconfitta.

Lascia, molla la presa!

Cosa dovrebbero fare i veri cristiani in queste situazioni? Seguire la via della mitezza e della carità, che passa anche attraverso la rinuncia a una giustizia semplicemente umana:

Perché non subire piuttosto ingiustizie? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene?

Paolo non fa altro che ricalcare la stessa legge che aveva già indicato Gesù Cristo:

a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello (cfr Mt 5,38-42).

Attaccarsi alle cose e farle diventare così importanti da rinunciare a vivere in pace con le persone è assolutamente contrario alla legge cristiana.

Vale la pena sprecare la vita nella rabbia, nelle liti, nell’angoscia, a causa di un orto, di un bosco, di un appartamento, di un negozio?

No, non ne vale la pena.

Perciò, come ho già fatto in un’omelia di più di due anni fa, invito sempre tutti a “mollare la presa”, a lasciar perdere le cose, per non perdere se stessi e le persone che ci stanno a cuore!

  1. Questo è il significato di «i santi». ↩︎
  2. Cfr Rm 13,1-7. ↩︎