Ero cieco e ora ci vedo. 4ª Domenica di Quaresima (A)
Se crediamo di vederci e saper tutto non cresceremo mai nella fede. Come al cieco nato, Gesù deve ricreare i nostri occhi per contemplarLo come Luce del mondo.
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Se crediamo di vederci e saper tutto non cresceremo mai nella fede. Come al cieco nato, Gesù deve ricreare i nostri occhi per contemplarLo come Luce del mondo.
L’esperienza delle nostre fragilità ci fa sentire soli e abbandonati a noi stessi, ma Dio non ci abbandona alla tentazione. Egli la affronta con noi.
Dio si è immerso totalmente nella nostra umanità perché noi potessimo spogliarci dell’uomo vecchio e rivestirci del nuovo a immagine di Dio che ci ha creati
Poiché il nostro peccato aveva spezzato il legame con Lui, Dio ci chiama con un nome nuovo: non più “uomo, fragile peccatore” a “figlio, perdonato e amato”
Tutti abbiamo cicatrici di vecchi graffi dolorosi: alcune causate dai nostri peccati, altre lasciate da Dio che ci ha afferrato con forza per non farci cadere
Portare lo stesso nome del grande apostolo Pietro è una grande responsabilità. Ma è anche una grande consolazione ritrovare in lui le mie stesse fragilità