O Evangelista, mio Evangelista! Festa di san Marco

San Marco evangelista

A san Marco evangelista era molto affezionato anche Papa Giovanni XXIII che – da poco patriarca di Venezia – avrebbe voluto riposare accanto alla sua tomba.

Omelia per martedì 25 aprile 2023

Letture: 1Pt 5,5-14; Sal 88 (89); Mc 16,15-20

Stemma di Papa Giovanni XXIII, con il leone di san Marco evangelista

Fin da quando sono arrivato a Sotto il Monte, mi ha colpito lo stemma di Papa Giovanni rappresentato sul pavimento del Santuario, in particolare il simbolo della città di Venezia posto in cima allo scudo: il leone alato con un libro tra le zampe.

Ciò che mi ha colpito – in particolare – è la frase in latino scritta sul libro:

PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEVS

Mi sono subito chiesto (nella mia totale ignoranza) se fosse una frase di Papa Giovanni.

Studia, stolto!

In realtà, andando ad informarmi, ho scoperto che – secondo un’antichissima tradizione – un angelo in forma di leone alato avrebbe rivolto a san Marco, naufrago nelle lagune veneziane – appunto – la frase:

«Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum»

(Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo)

preannunciandogli che in quelle terre avrebbe trovato un giorno riposo e venerazione il suo corpo.

Delusione ed entusiasmo

Se la scoperta mi creò inizialmente un po’ di delusione (perché speravo segretamente che quella frase nascondesse un particolare affetto del nostro Papa Giovanni per il secondo evangelista), ho avuto modo di “recuperare” entusiasmo leggendo il suo Giornale dell’anima.

Infatti, nel maggio 1953, pochi mesi dopo la sua elezione a patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli annotava così, durante una settimana di Esercizi Spirituali coi Vescovi della Provincia Triveneta:

Voglio porre nel mio testamento la preghiera che mi sia riservato un loculo nella cripta della basilica presso la tomba dell’Evangelista ormai divenuto così caro e famigliare al mio spirito ed alla mia preghiera. Marco, figlio di san Pietro, di san Pietro discepolo ed interprete.

(Giovanni XXIII, Il giornale dell’anima 859, a cura di Loris F. Capovilla, Edizioni San Paolo 198913)

Il mio preferito

Se devo essere sincero, ho da sempre una predilezione per il vangelo di Marco, sia perché – secondo la tradizione – è frutto dell’ascolto della predicazione del mio patrono san Pietro, sia perché la sua brevità e asciuttezza mi hanno sempre invitato ad andare in profondità, oltre i “fronzoli”, a lasciarmi scavare sempre più nell’intimo dalla parola del Vangelo.

L’essenziale

Nel vangelo di Marco c’è tutto e solo l’essenziale… e mi piace raffigurare questa essenzialità con l’immagine di quel ragazzo che – nella notte tragica del Getsèmani (quando i discepoli avevano abbandonato Gesù) – prima cerca di seguire il Maestro, e poi fugge via nudo, lasciando anche il lenzuolo di cui era coperto (cfr Mc 14,50-52).

Secondo molti studiosi, quel ragazzo sarebbe proprio il nostro evangelista.

Chi è Gesù?

Marco ci permette di ripercorrere l’itinerario dei Dodici dopo l’incontro con quel Gesù di fronte al quale non si poteva fare a meno di chiedersi

«Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?» (Mc 4,41)

Marco ci guida a rispondere a questa domanda, facendo nostre le parole che la fede fece scaturire dal cuore di Pietro a Cesarea (cfr Mc 8,29) e da quello del centurione pagano ai piedi della croce (cfr Mc 15,39).

Anche noi siamo invitati a porci seriamente questa domanda, giorno dopo giorno: chi è per me Gesù?

Non una fede “automatica”

Marco è l’evangelista del cosiddetto “segreto messianico”, proprio perché la fede in Gesù come Messia e Figlio di Dio non è una cosa che si possa dire così a cuor leggero, o ripetendola come una macchinetta, ma qualcosa che deve scaturire dalla sincerità del cuore.

È relativamente facile dire a Gesù «Tu sei il Cristo!» quando le cose vanno bene… ma è molto più impegnativo dirlo ai piedi della Sua Croce, e soprattutto quando sulla croce ci siamo noi.

Il “mio” evangelista

Capite, quindi, perché – per dare un titolo a questa breve omelia – ho parafrasato il titolo della poesia O capitano! Mio capitano! di Walt Whitman, resa famosa dal film L’attimo fuggente?

Marco lo sento proprio il mio evangelista, e gli sono affezionato, come Papa Giovanni gli si affezionò appena giunto a Venezia da patriarca.