Dio è vicino: insegnalo ai tuoi figli

Dio è vicino

Che Dio sia premurosamente vicino al Suo popolo è evidente nel dono della Legge. Per non dimenticarlo, occorre insegnarla di generazione in generazione.

Omelia per mercoledì 6 marzo 2024

Letture: Dt 4,1.5-9; Sal 147 (148); Mt 5,17-19

Come Prima Lettura oggi il Lezionario ci fa leggere la seconda parte del primo grande discorso di Mosè sviluppato nel libro del Deuteronomio.

Sulla falsariga di tutto l’insegnamento deuteronomistico, domina in questo brano l’esortazione pressante all’osservanza coscienziosa della Legge, come corrispondenza alla fedeltà di Dio.

Un “taglia e cuci” insensato

Sinceramente non capisco la ragione per cui i liturgisti abbiano scelto di tagliare il secondo versetto del capitolo, che avrebbe ben introdotto il brano di vangelo:

«Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla…» (Dt 4,2a).

Sarebbe stato il legame perfetto col discorso di Gesù:

«Non sono venuto ad abolire la Legge… Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli».

Le ragioni dell’obbedienza

Detto questo, mi piace molto questo testo perché ci dà le ragioni per cui la Legge di Dio va osservata.

Quella richiesta al popolo di Israele (e a noi) non è un’obbedienza cieca, imposta da un (pre)potente ma, anzi, va a beneficio di chi la osserva.

Una vita serena

La prima ragione è la possibilità di vivere (e di vivere bene, con ordine e serenità) in quella terra che il Signore ha riservato al Suo popolo:

«ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi».

Torna in mente la quarta delle Dieci grandi Parole (ascoltate domenica scorsa):1

«Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà» (Es 20,12).

L’ammirazione degli altri

La seconda ragione è l’acquisto di una saggezza e intelligenza tali da suscitare l’ammirazione e il rispetto di tutti i popoli e le culture circostanti:

«Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”».

Perché Dio è vicino e giusto

La ragione conclusiva (che fa da chiosa alla seconda) è la più bella:

«Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?»

Le leggi dettate da Dio a Mosè sul Sinai sono la dimostrazione della cura premurosa e amorevole di Jaweh, che si fa vicino al Suo popolo.

Dio non è vicino solo nel momento in cui viene invocato, ma prima ancora: Egli ha predisposto in anticipo ogni cosa, perché il Suo popolo potesse vivere serenamente nella Terra Promessa.

È qualcosa di cui andare fieri e orgogliosi, come il Salmista, che canta:

Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Un Dio troppo vicino?

La conclusione, però, introduce un tratto di amarezza:

«Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto».

Questa raccomandazione è già il presagio del fatto che il popolo non sa apprezzare la vicinanza amorevole e premurosa di Dio: il Dio che si fa vicino viene percepito come uno che ti tiene troppo il fiato sul collo.

Ecco allora l’allontanamento e la fuga, non solo esteriore, ma nell’intimo («non ti sfuggano dal cuore»).

Insegnare per non dimenticare

L’antidoto alla drammatica possibilità di dimenticare i prodigi del Signore è l’insegnamento, il tramandare la memoria di generazione in generazione.

Come Mosè ha insegnato al popolo tutte le leggi e le norme del Signore, così ogni singolo padre di famiglia ha il compito di fare altrettanto:

«le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli».

È la stessa raccomandazione di Gesù:

«Chi li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

  1. Cfr Es 20,1-17. ↩︎