Esaltazione della santa… stoltezza e debolezza di Dio

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C’è poco da esaltarsi, perché la Croce è divenuta gloriosa solamente per l’umiliazione di Dio nel Suo Figlio: questo è per noi motivo di intima confusione.

Omelia per giovedì 14 settembre 2023

Letture: Nm 21,4-9; Sal 77 (78); Fil 2,6-11; Gv 3,13-17

Non c’è niente da esaltare qui, ok? Chiariamolo subito.

E inizio subito dicendo che tutti quegli “esaltati” che sventolano e sbandierano la croce a destra e sinistra come un amuleto hanno parecchio da riflettere in questo giorno.

Gli “esaltati” della croce

A partire da quelli che fanno battaglie politiche per il crocifisso nelle scuole e in tutti i luoghi pubblici senza aver mai aperto il vangelo!

O da quei calciatori atei (o che si professano fedeli di altre religioni) e si fanno una specie di segno di croce entrando in campo.

O da quei superstiziosi che indossano collanine con appeso il crocifisso come fosse un gingillo da bigiotteria, magari assieme al cornino anti-jella!

O da quei sedicenti cristiani che riducono il loro essere tali a una croce appesa allo specchietto retrovisore dell’auto o in casa (assieme a tanti santini e immagini sacre). Quelli sono i peggiori di tutti.

Si può esaltare un patibolo?

Incensare e osannare la croce in quanto tale, equivarrebbe a prendere un patibolo qualsiasi (perché questo era la croce) e farle un monumento celebrativo! Ma vi pare?!

Vi mettereste mai una ghigliottina o una forca appesa al collo?

In questa festa liturgica, invece, siamo invitati a lasciarci scandalizzare dal come Dio sia riuscito a trasformare l’orrore in grazia. Solo Lui poteva riuscire in una simile trasformazione.

Ma, per capire e apprezzare la grandiosità dell’Amore di Dio, non dobbiamo perdere di vista il vero scandalo e la stoltezza insiti nella croce.

La Croce rimane stoltezza

Ci fa bene – in tal senso – rileggere le parole dell’apostolo Paolo ai Corinzi:

La parola della croce infatti è stoltezza… Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti (cfr 1Cor 1,18-31).

Dio non ha dichiarato “bella” o sapiente la Croce, non l’ha indicata come un fregio o un segno di potere: questo, noi cristiani, dovremmo sempre ricordarcelo!

La Croce, come ogni simbolo e luogo di sofferenza inflitta in modo violento (sia agli innocenti che anche ai colpevoli) rimane uno scandalo, e rappresentazione della stoltezza umana, dell’incapacità dell’uomo di risolvere i problemi in altro modo che non sia la violenza.

Si esalta ciò che si dovrebbe deplorare

E ciò che deve far più riflettere, è il fatto che l’uomo non si accorga di quanto è stolta la sua violenza e il suo tentativo di reprimere il male con altrettanto male (o ancora di più)!

No: l’uomo esalta la “violenza di Stato”, l’ergastolo, la tortura e la pena di morte, come “mezzi giusti” per fermare il male! Rido per non piangere! Come si può essere così insulsi?!

Dio ha abbracciato la Croce

Tornando a cosa ha fatto Dio per trasformare l’orrore in grazia: Cristo non ha cercato la croce e la sofferenza, ma l’ha abbracciata e accolta, prendendo su di sé tutta la cattiveria umana. Non l’ha nemmeno subita passivamente, ma ne ha fatto liberamente un’occasione di dono totale:

«Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo» (Gv 10,17).

Gesù ha esaltato la croce ricoprendola di sé, come fa la neve quando si posa sul terreno, che trasforma in un bellissimo paesaggio da presepe anche le discariche e i ruderi delle metropoli.

Dio maledice se stesso

Perdonatemi un piccolo e stupido accostamento all’esperienza quotidiana, per capire quanto Dio – per esaltare la croce – abbia sovvertito il nostro modo umano di sentire e di fare:

Quando un bambino piccolo, a causa della sua goffaggine, va a sbattere contro lo spigolo del tavolo e si fa male mettendosi a piangere come un disperato, la sua mamma cosa fa? Va a mimare una sorta di "punizione", "picchiando" lo spigolo del tavolo e dicendo «brutto cattivo, che hai fatto male al mio bimbo!»

Invece Dio cosa ha fatto con la croce (quel legno con cui gli uomini avevano fatto del male a Suo Figlio)?
L'ha abbracciata, coprendola totalmente di sé, perché non si vedesse più la crudeltà dell'uomo, ma solamente il Figlio dell'uomo che aveva accettato con Amore tale crudeltà, trasformandola in luogo di perdono.
Ha trasformato la croce in Crocifisso... la differenza è notevole, sapete?

Allegoria spiegata

Questo miracolo è prefigurato nel segno del serpente di bronzo innalzato sull’asta da Mosè nel deserto (evento simbolico che Gesù richiama esplicitamente nel dialogo notturno con Nicodemo): quel «serpente bruciante» che era stato il responsabile della morte degli israeliti peccatori, ora diventava segno efficace (quasi “sacramentale”) di salvezza!

Come è possibile tutto ciò? Umanamente, non è un’assurdità? Lo è, eccome!

Ovviamente il testo del Pentateuco rimarrebbe oscuro e inspiegabile se non fosse per il disvelamento del suo vero significato attraverso l’evento della Croce, l’innalzamento di Gesù:

come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Cosa ha fatto Dio con la croce del Suo Figlio?

Invece di andare a “picchiare” il patibolo (la croce) o, peggio, coloro che l’avevano preparato per perseguitare e uccidere Suo Figlio con ingiustizia e crudeltà, è andato a “picchiare” il Figlio stesso:

Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio (2Cor 5,21).


Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: “Maledetto chi è appeso al legno” (Gal 3,13).

Esaltazione o umiliazione?

Per questo all’inizio dicevo che c’è poco da esaltare o esaltarsi, perché la Croce è divenuta gloriosa solamente per l’umiliazione di Dio nel Suo Figlio prediletto.

È qualcosa che per noi rimarrà sempre scandaloso e motivo di grande confusione nell’animo, altro che esaltazione!

A tal proposito, ricorderò sempre questo fatto che ho già citato altrove su questo mio sito, e ve lo lascio come interrogativo finale, che si conficchi come un piolo nel vostro cuore:

Quando ero a Rozzano, veniva quasi tutti i giorni un giovane un po’ malato di mente a cercarmi per parlare con me, per confessarsi, per cercare consigli.
Si chiamava Marco, e purtroppo è morto già da qualche anno… gli ero molto affezionato.
Ricordo che un pomeriggio l’ho trovato in chiesa in lacrime, inconsolabile.
Solo dopo diverso tempo, tra uno scroscio di pianto e una soffiata di naso, è riuscito a dirmi il motivo del suo pianto irrefrenabile: mi indica il Crocifisso e mi chiede: «perché Dio – che è un Padre buono – ha permesso che facessero così male a suo figlio?»