Le qualità del vero apostolo

apostolo Paolo

Nel difendere il proprio ministero di apostolo, Paolo illustra le altissime qualità dell’apostolato: amore smisurato per la Chiesa e fedeltà assoluta al Vangelo.

Commento alle letture di giovedì 22 giugno 2023

Letture: 2Cor 11,1-11; Sal 110 (111); Mt 6,7-15

Al capitolo 10 della seconda lettera di Corinzi (che il Lezionario non ci fa ascoltare) c’è un brusco cambio di argomento e di tono: questo ci fa capire che – con tutta probabilità – siamo all’inizio di quella che fu una lettera indipendente, “cucita” in seguito all’attuale 2ª Corinti.

Apostolo esaltato?

Paolo è costretto a fare l’apologia di se stesso, difendendosi prima dall’accusa di debolezza (cfr 2Cor 10,1-11), poi da quella di ambizione (cfr 2Cor 10,12-17).

Nel brano che ci propone la prima lettura di oggi (è l’inizio del capitolo 11), l’apostolo si vede costretto a fare il proprio elogio, in difesa contro certi “superapostoli” che sono entrati a turbare la quiete della Comunità da lui fondata.

Ad una lettura superficiale di questi capitoli, potrebbe sembrare che Paolo non riesca a trattenere il suo orgoglio e sfoci con grande spocchia in tratti di superbia, ma non è così.

Le qualità del vero apostolo

Nel difendere il proprio ministero di apostolo, Paolo illustra le altissime qualità dell’apostolato cristiano.

Amico dello Sposo

Ciò che lo spinge a questo sfogo è un amore smisurato per Cristo e per la Chiesa, Sua Sposa; lo si capisce proprio dai primi versetti:

Io provo per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta.

Questo modo di parlare richiama all’orecchio direttamente le parole di Giovanni il Battista, quando si definisce «l’amico dello Sposo» (cfr Gv 3,28-29): Amore per Cristo e Amore per la Chiesa sono legati a doppio filo.

Amore e timore per la Chiesa

Paolo è preoccupato della comunità di Corinto, non di se stesso; teme che – in sua assenza – altri falsi apostoli si insinuino come lupi rapaci travestiti da agnelli (cfr Mt 7,15) e scalzino dal cuore della Sposa l’amore per il vero Sposo, annunciando un altro Gesù:

Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.

Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi… voi siete ben disposti ad accettarlo.

Pastore accorato e vigile

È un timore che troviamo altre volte, come si evince dal saluto ai cristiani di Efeso che leggiamo negli Atti degli Apostoli:

Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé (cfr At 20,28-34).

Fedeltà al Vangelo

L’Amore per la Chiesa è lo stesso che Paolo sente per il Vangelo autentico di Cristo; per la fedeltà assoluta al Vangelo è così pieno di zelo, da rinunciare addirittura a se stesso ed essere disposto a farsi scomunicare, come scrive ai Galati:

se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! 

Piacere a Dio e a Lui solo

E – per ribadire il concetto – aggiunge:

Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo! (cfr Gal 1,6-10).

Ecco spiegato il cuore dell’Apostolo, che – ad una lettura superficiale del brano di oggi – poteva sembrare solo un superbo preoccupato del proprio onore e della propria reputazione.

E noi?

Mi chiedo se noi sacerdoti e ministri del Vangelo oggi abbiamo lo stesso afflato dell’apostolo Paolo, o – piuttosto – non scadiamo nei facili personalismi, nelle divisioni, nel costruire “comunità” che di “cristiano” hanno solo il nome, ma non sono altro che povere élites faziose, disegnate a immagine e somiglianza di “pastori” che pascono se stessi anziché guidare il gregge a Dio.

Forse avremmo bisogno di sentir nuovamente tuonare la voce del profeta:

Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? (cfr Ez 34).